È stato bello, quasi unico nel suo genere vista la storia recente della Roma in campo europeo. La Roma mancava alle semifinali di questa competizione da quella maledetta annata in cui lo stesso Liverpool fermò il sogno di tutto il popolo romanista in finale ai calci di rigore. Ed oggi, ci si ritrova con la stessa amarezza di chi stava ad un passo dalla gloria (facciamo anche due di passi visto che sarebbe mancata la finale di Kiev ed una squadra non proprio piccola come il Real di Zidane). Gloria finita per questa stagione per mano di una squadra stupendamente e terribilmente offensiva come quella di Klopp capace di vincere in casa 5-2 e di perdere a Roma per 4-2, croce e delizie di un calcio spumeggiante con i 3 attaccanti Firmino, Manè e Salah che fanno faville al contrario dei loro colleghi difensivi, decisamente disorientati appena la squadra soffre un po’. Oltretutto, una grossa mano l’ha messa anche l’arbitro Skomina, reo di aver interpretato disastrosamente diverse situazioni in area di rigore Reds, oltre a convalidare il secondo goal del Liverpool decisamente irregolare.
A posteriori, è difficile mandare giù un boccone così amaro, come un terribile agrodolce che di dolce ha solo la passione dei tifosi romanisti e dei giocatori che ci hanno messo tutto il sudore possibile per sperare in un’impresa che nessuno aveva pronosticato ad inizio stagione. Poteva essere un Leicester-bis, ma è stato un sogno infranto.
Un sogno che aveva unito un’intera nazione, il mondo dello sport all’unisono, perché quella sera non c’erano solo gli 80 mila dell’Olimpico, ma c’erano milioni di persone incollate ad una partita di pallone, che non è stata solo una partita di pallone. È stata molto di più. E solo per questo bisogna essere orgogliosi di aver avuto due italiane nelle prime 8 squadre d’Europa, che potevano ambire sicuramente a qualcosa di più visto il percorso fatto da entrambe.
Amarezza che ora dovrà tramutare in autostima e dovrà essere realizzata in un piano sportivo, nonché societario, che dimostri che quest’anno non è stata solo un’apparizione sporadica. Dovrà essere una realtà che vedrà le squadre italiane tra le prime d’Europa per i prossimi anni, nonostante una situazione sportiva nazionale non proprio positiva. Perché un sogno è bello quando lo vivi, ma lo è di più quando lo realizzi. E allora perché non crederci? Perché non riprovarci? O addirittura riuscirci…
di Luigi Colucci