Dopo due partite, ecco le prime considerazioni sulla nuova Roma di Daniele De Rossi. Coraggio tattico e fiducia nel possibile successore di Paulo Dybala
La trasferta obbligata con l’Al-Shabab, al netto del fatto che Daniele De Rossi avrebbe certamente preferito non giocarla, per via della vicinanza a due appuntamenti della massima lega italiana, ha comunque fatto emergere alcuni fecondi spunti di riflessione sulla nuova Roma di DDR.
I radicali cambiamenti manifestati già dal primo tempo del match vinto con il Verona di Baroni, sono stati confermati con convinzione dall’approccio tecnico tattico adottato dai giallorossi nell’amichevole di Riad.
Il modulo ibrido, come funziona?
Si parte da ciò che ha stupito gli osservatori più attenti nel corso della sfida con il Verona, che è stato orgogliosamente riproposto con l’Al-Shabab: il modulo ibrido. Si tratta di un vezzo tattico caratteristico di una cerchia ristretta di allenatori, i quali, tendenzialmente, appartengono a quella stessa categoria a cui DDR ha dichiarato di ispirarsi in maniera esplicita… i giochisti. Difatti, oltre ad allenare i calciatori al movimento rapido del pallone, alla ricerca della verticalità e all’occupazione massiccia della trequarti avversaria grazie ad una linea difensiva alta, DDR sembra aver introdotto immediatamente un concetto piuttosto avanzato, difficile da assimilare nel corso di una manciata di allenamenti: il modulo ibrido. Fino a pochi giorni fa, quando in panchina vi era un certo José Mourinho, era piuttosto raro vedere un esterno di centrocampo sovrapporsi in area… Adesso, con il passaggio dal 3-5-2 al 4-3-2-1, nonostante i terzini siano sulla carta più arretrati rispetto ad un esterno del centrocampo a 5, è davvero frequente osservare un Karsdorp o un Zalewski sovrapporsi e tagliare verso l’area di rigore avversaria.
Ciò ha una “semplice” ed evidente conseguenza: per gran parte del tempo, durante la fase offensiva, la squadra di DDR è sostanzialmente piazzata a tre in difesa, con il terzino basso che scala come fosse il terzo difensore centrale della linea difensiva. Quando i giallorossi perdono il possesso, ecco che si torna a quattro. Una soluzione raffinata e complessa, che, per forza di cose, presuppone una precisione pressoché impeccabile durante il palleggio: nel caso in cui si andasse a perdere un pallone in costruzione, con uno dei terzini ancora alto, ecco che i giallorossi rischierebbero di subire una ripartenza in inferiorità numerica. Un’eventualità già sperimentata, sia con il Verona, che con l’Al-Shabab. Difatti, appare utile e necessario incrementare ulteriormente la qualità nel palleggio, così da evitare tali imbarcate a difesa scarna.
Joao Costa… il vice Dybala è pronto?
Nel corso del match con la formazione saudita, inoltre, De Rossi ha dimostrato particolare fiducia ad un giovanissimo attaccante giallorosso, già esordito nel corso di una partita con lo Slavia Praga con Mou, ma ancora mai impiegato in campionato. De Rossi, come emerso dalla prime immagini degli allenamenti con il gruppo, sembrava guardare con particolare attenzione a questo 2005 portoghese dalle evidenti potenzialità.
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Un mancino a dir poco educato, rapidità nei primi passi e un’intelligenza tattica non comune, sono le caratteristiche che Costa condivide, al netto delle dovute proporzioni, con un certo Paulo Dybala. La necessità di un vice-Dybala, continua ad assillare i vertici giallorossi, a cui occorre un diamante, anche grezzo, su cui contare quando il gioiello più prezioso rimane in cassaforte per prudenza.