La Lazio e i 50 anni dal primo scudetto, il figlio di Pulici: “Quel giorno mi ha dato la vita”

Domenica sarà un giorno speciale per la società biancoceleste perchè saranno esattamente cinquanta anni dalla conquista del suo primo storico scudetto

12 maggio 1974 e 12 maggio 2024. Un trionfo inatteso perchè non programmato, ma ottenuto più che meritatamente da una squadra incredibile quanto irripetibile. Una squadra entrata nella leggenda della storia ultracentenaria della Lazio anche per tutti i drammi e gli accadimenti luttuosi che negli anni successivi hanno caratterizzato l’esistenza di quegli stessi artefici. Probabilmente anche per questo motivo, è entrata nel cuore della gente laziale che non ha mai dimenticato quegli eroi.

Gabriele Pulici figlio di Felice – Romacityrumors.it –

 

La squadra di Igor Tudor, chiamata a battere l’Empoli per proseguire il suo sogno europeo, potrà sfruttare anche la carica che arriverà dallo stadio Olimpico vestito a festa per la festa che anticiperà la partita. Il 12 maggio del 1974 la Lazio vinceva il suo primo Scudetto e, a distanza di 50 anni, quella squadra tornerà allo stadio per ricevere il giusto tributo. Saranno emozioni uniche.

Una squadra irripetibile

Una squadra irripetibile. Undici uomini che in campo hanno saputo scrivere pagine leggendarie. Undici storie diverse che, in quei pochi anni, però sono diventate un blocco unico e che poi, dopo la morte del principale artefice di quel miracolo sportivo, l’allenatore Tommaso Maestrelli, quando la favola era oramai finita, sono rimasti insieme uniti più che mai, di padre in figlio, perchè la Lazio unisce per sempre come una grande famiglia. Mille i racconti, mille gli aneddoti che quegli eroi o gli eredi di quegli eroi in tutti questi anni non hanno mai smesso di raccontare e che oggi, ancora una volta in esclusiva ai nostri microfoni, Gabriele Pulici, figlio del mitico portierone di quella squadra, ha ripercorso insieme a noi. “Tutti sanno che io sono nato esattamente quel 12 maggio del 1974, soltanto qualche ora prima che la Lazio vincesse in campo il suo primo scudetto. E negli anni successivi per noi quello è stato sempre il giorno del primo scudetto, poi anche quello del mio compleanno. Quegli anni meravigliosi mi sono sempre stati raccontati da papà e da tutte quelle persone che hanno avuto la fortuna di viverli in particolare tutti gli altri compagni di squadra. Ovviamente il mio papà laziale l’ho cominciato a vivere quando siamo tornati a Roma, nella seconda metà degli anni 80, quando da dirigente mi ha trasmesso la sua enorme passione per questa società”. 

Felice e Gabriele Pulici – Romacityrumors.it –

 

Felice Pulici sempre con la Lazio nel cuore

Pulici è stato il portiere della Lazio del primo scudetto, uno degli artefici principali di quella squadra pazzesca, ma la sua Lazialità è andata oltre e in quaranta anni di militanza biancoceleste ha ricoperto davvero tutti i ruoli, dimostrando sempre il suo grande attaccamento a quei colori. “Verissimo, anche perchè quando papà ha smesso di giocare, dopo la parentesi ad Ascoli, è rientrato in società grazie all’avvento di Giorgio Chinaglia presidente”, racconta ancora Gabriele. “Poi la parentesi sfortunata quando subentrò Calleri, con il quale non si era mai trovato in sintonia. A quel punto decise che doveva trovare un modo per dare una mano alla sua squadra del cuore con un altro ruolo e decise di diventare avvocato. Studiando come un pazzo riuscì nel suo intento e a quel punto divenne l’avvocato della Lazio”.

Felice Pulici – Romacityrumors.it –

 

Domenica sarà una festa in ricordo di uomini veri che hanno costruito qualcosa di eterno con la maglia della Lazio addosso e nel nome della Lazio negli anni successivi. “Domenica sarà emozionante davvero”, racconta ancora il figlio di Felice Pulici, “in questi mesi siamo andati tutti insieme con i compagni di squadra di papà e con i figli di chi non c’è più, in giro per la regione per la mostra di cimeli e memorabilia dedicata proprio a questo storico scudetto e abbiamo toccato con mano cosa ha rappresentato quella squadra per gente. Una squadra che viene a cinquanta anni distanza, ancora ricordata sicuramente per quel traguardo storico, ma probabilmente anche per tutte le tragedie che l’hanno colpita e che l’hanno resa ancora più grande e ancora più immortale. Io sono sicuro che tutti i componenti di quella squadra non esiterebbero un secondo a rivivere tutto quello che hanno vissuto in quei due-tre anni di calcio sul campo, pur sapendo quanto gli costerà in seguito con quel tributo altissimo pagato in termini di lutti e dolori”.

 

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