Il centrocampista francese spiega cosa lo ha convinto a sposare il progetto biancoceleste: “Io un Bad Boy? Ecco la verità”
A Napoli ha esordito nel campionato italiano, entrando nel momento più delicato del match e regalando al centrocampo biancoceleste, esperienza, solidità e grinta. Matteo Guendouzi è l’ultimo acquisto del calciomercato estivo della Lazio. Il presidente Lotito lo ha strappato all’Olimpique Marsiglia per una cifra tra i 15 e i 20 milioni di euro (a seconda dei bonus).

Al Maradona si è presentato con un assist (per Zaccagni) e un gol. Ma il Var ha rovinato la festa. Il francese ha sfruttato queste due settimane di stop per conoscere meglio Sarri, i compagni e gli schemi della Lazio. Si candida per una maglia da titolare a Torino, nel big match contro la Juventus del connazionale Rabiot. “Ho scelto la Lazio prima di tutto perché è un grandissimo club sia a livello italiano sia europeo, con una grandissima storia. Hanno vinto tanti trofei nel passato. Volevo far parte di un un grande club, che mi permetta di crescere e migliorare. Il mio sogno è vincere qualcosa con la Lazio”.
La trattativa tra il club biancoceleste e i francesi dell’Olimpique Marsiglia è stata lunga e difficile. “Ho capito sin da subito che la Lazio mi voleva: ha manifestato un grande interesse verso di me e mi ha mostrato un progetto serio. È anche il fatto di avere un bravissimo allenatore come Sarri che mi ha spinto a venire, perché oltre all’aspetto umano condivido la stessa filosofia calcistica e le stesse idee di gioco. È per questo che per me è un bravissimo allenatore, e sono sicuro che mi aiuterà a migliorare e crescere. Chiaramente sono molto giovane e con lui potrò migliorare tantissimo. Come ho già detto, ho tantissima voglia di vincere trofei con questo grande club e di scoprire lo stadio con i fantastici tifosi”.
Sarri è rimasto stupito dalla naturalezza con la quale si è presentato all’interno dello spogliatoio. “E’ vero. Mi sono sentito a mio agio sin dai primi giorni – ha detto Guendouzi ai microfoni della tv ufficiale del club – e sono stato accolto benissimo da tutti: dai compagni, dal tecnico e dalle persone che lavorano nel club e dalla mia squadra. Mi spiegano molto bene le cose, come difendere, come attaccare e cosa l’allenatore si aspetta da me. Ho fatto pochissimi allenamenti, ma è come se avessi fatto varie stagioni. Questo sta succedendo grazie alla bellissima accoglienza che ho ricevuto. Sono una persona spontanea, che ama capire gli altri e porsi delle domande. È per questo che ho già capito alcune cose: cosa vuole l’allenatore e come funziona la squadra. Ma ho ancora tanto da imparare”. A Napoli molti sono stati colpiti dalla sua esultanza dopo il gol (annullato): una sorta di balletto che i tifosi si aspettano di rivedere presto: “Ho fatto questa esultanza che avevo già fatto in passato, è vero che quando si è uno stadio con una bella atmosfera e segni è come rompere il ghiaccio. Un po’ come se l’atmosfera si riscaldasse, ma nulla di che. È sempre un’esultanza”.
Alla Lazio ha trovato tanti nuovi compagni: “Alcuni li conoscevo, li ho visti in passato in occasioni di sfide europee quando giocavo con il Marsiglia. Ci sono tanti bravissimi giocatori e non potrei nemmeno citarli tutti. Per quanto riguarda la sfida contro il Napoli, Luis Alberto ha fatto una partita eccezionale. Felipe anche. E c’è veramente una bella squadra, potrò imparare tanto al loro fianco”. La squadra biancoceleste vuole recitare un ruolo di primo piano in campionato ed in Europa: “La Lazio è un grande club, quest’anno gioca la Champions. Questa squadra è fatta per vincere e andare molto lontano, so che sul campo dimostrerò le mie qualità oltre al fatto che condivido il sistema di gioco dell’allenatore. E come ho detto mi potrà far crescere sia come uomo sia come calciatore. Sono molti i motivi per cui sono venuto alla Lazio”.

Guendouzi e il soprannome
In Inghilterra era nominato Bad Boy: “Onestamente non ne conosco il motivo e, devo essere sincero, questo soprannome non mi piace moltissimo: io quando scendo in campo ho sempre voglia di vincere. A volte posso avere delle reazioni eccessive nei gesti e nei movimenti, ma perché ho voglia di migliorare e di essere il migliore per aiutare la squadra. Questo mi porta a vivere la partita in modo intenso e quindi quando si vince può esserci gioia, quando si perde o c’è un errore dall’arbitro ci possono essere delle reazioni. Voglio sempre aiutare i compagni con la mentalità di voler sempre vincere, vincere e vincere. Non ho un soprannome specifico, qui mi chiamano Guendo e va bene così”. Chiusura dedicata al capitano Ciro Immobile: “Ci sono grandi giocatori che sono passati qui e hanno fatto una grandissima carriera. Guardando il passato e il presente della Lazio, ho grande rispetto per Ciro Immobile. Per tutti i gol che ha segnato e per tutto quello che ha fatto. È una leggenda, un giocatore emblematico. Il più forte attaccante della storia del club. Penso che tutti i tifosi della Lazio, e in generale in Italia e in Europa, abbiano grande rispetto per lui.”