L’attaccante della Lazio, alla vigilia della partita della Nazionale in Macedonia, ha raccontato la particolare estate trascorsa tra una voce di mercato e un’altra
Ciro Immobile torna a indossare la maglia azzurra dopo la tormentata stagione appena trascorsa che gli ha impedito di rispondere alla chiamata dell’allora commissario tecnico Roberto Mancini. Una nuova stagione, un nuovo ct, ma la stessa voglia di rappresentare il proprio paese ai prossimi europei.
L’attaccante di Torre Annunziata è da anni il miglior cannoniere del calcio italiano. 4 volte vincitore della classifica cannonieri, Scarpa d’Oro per la stagione 2019-20 come miglior bomber d’Europa, miglior realizzatore della storia della Lazio, è oramai entrato anche nella top ten all time della classifica dei bomber del calcio italiano.
E’ stata senza dubbio un’estate diversa quella trascorsa da Ciro Immobile. L’attaccante della Lazio, da quando è approdato in maglia biancoceleste, non aveva mai preso neanche in considerazione la possibilità di trasferirsi in un’altra squadra, ma questa volta c’era di mezzo la solita offerta folle da parte di un club arabo. Immobile, ai microfoni di Radio Rai, e alla vigilia dell’esordio stagionale della Nazionale italiana contro la Macedoni del Nord, ha spiegato i motivi che lo hanno convinto a restare nella Capitale. “Il no all’Arabia Saudita? Sì, volevo continuare a vivere determinate emozioni con questa maglia, poter dimostrare di essere ancora in grado di dare tanto e con l’Europeo davanti tocca farlo subito”. La proposta era arrivata, quella proposte che, chi alla fine ha accettato, ha giudicato irrinunciabile. A meno di non aver ancora voglia di dimostrare qualcosa, di quanto puoi ancora dare al calcio e che quello che si era detto su di te non rispondeva alla verità, ma soltanto a una stagione più sfortunata delle altre.
Indossare la maglia azzurra resta un sogno per tanti piccoli calciatori che provano a fare di uno splendido gioco un lavoro, e anche per Immobile la maglia azzurra è ancora “emozioni”. “Vent’anni fa da giocatore adolescente speravo di giocare in azzurro, ma diventare capitano della Nazionale era proprio un sogno fantastico. Ora che si è realizzato cerco di tenermi stretto questo posto con l’aiuto dei compagni, perché è grazie anche a loro che ho avuto questa nomina, hanno visto in me quello che posso dare quindi sono molto felice”. Tornare in azzurro anche per vendicare una delusione che fa ancora male a distanza di anni: “Quella contro la Macedonia è stata la sconfitta più dolorosa e bruciante della mia carriera. Anche più di quella con la Svezia, perché venivamo da un momento bellissimo e da forti gioie e emozioni condivise tutte insieme e probabilmente quello ci ha spezzato un po’ le gambe, perché sicuramente non ce l’aspettavamo. Eravamo troppo frenetici troppo vogliosi di raggiungere subito il risultato e questo purtroppo non ha pagato”. Ora per l’attaccante della Lazio e per tutti i suoi compagni c’è una nuova sfida anche con un nuovo commissario tecnico sulla panchina: “Il suo modo di approcciare con la squadra e col singolo giocatore, il suo modo di comunicare tutte le sue sensazioni e di allenare la Nazionale, noi l’abbiamo seguito dall’inizio alla fine, quindi sono convinto che faremo un percorso bellissimo e domani sarà solo l’inizio”, ha concluso il bomber azzurro.