Alla vigilia della sfida di campionato tra Fiorentina e Lazio, il doppio ex Fabio Liverani ci racconta in esclusiva che partita sarà.
Cinque stagioni alla Lazio, con la vittoria della Coppa Italia nel 2004, la fascia di capitano indossata con fierezza e una serie di prestazioni di livello; due alla Fiorentina, tornando in Nazionale. Fabio Liverani ha scritto alcune tra le pagine più belle della storia dei due club: “Sono arrivato alla Lazio in un momento molto complicato, con i tifosi che avevano negli occhi i grandi campioni che avevano vinto scudetti e Coppe: ero accompagnato dallo scetticismo e dalle voci che non mi hanno certo aiutato. Ma sono riuscito a lasciare il segno e sono andato via da capitano, vincendo una Coppa e giocando la Champions League”, dichiara in esclusiva a Roma.Cityrumors.it.
Alla Lazio è partito tra lo scetticismo generale, ed è andato via tra i rimpianti.
“La prima stagione fu difficile. Arrivai dopo lo scudetto della Roma, la squadra era in difficoltà, nonostante ci fossero in rosa giocatori fortissimi. Ci mancava la continuità. La svolta arrivò con Mancini. Si formò un gruppo incredibile, mai visto niente di simile in altre squadre. Vincemmo una Coppa Italia, raggiungemmo la Champions, nonostante i tanti problemi”:
Alla Fiorentina invece le cose andarono meglio…
“Ma non all’inizio. Sono andato a Firenze per giocare la Champions e mi sono ritrovato a meno diciannove per Calciopoli. Nelle prime quattro partite ne perdiamo tre: alla quinta, la sfida decisiva con il Catania: vinciamo e inizia la svolta. Chiudiamo raggiungendo la Coppa Uefa. Senza penalizzazione saremmo arrivati terzi”.
Oggi Lazio e Fiorentina che squadre sono?
“Due squadre rivoluzionate dal mercato Hanno cambiato tanto, ma in modo differente. La Fiorentina ha speso di più, ma cambiare da Italiano a Palladino porterà più difficoltà: almeno all’inizio. La Lazio ha cambiato tanto, ma mi da la sensazione di aver iniziato un percorso e costruendo una squadra su misura per il suo tecnico. Sono convinto che sia la strada giusta. Quando una società sceglie un allenatore e lo segue, per quelle che sono le sue idee, ha un piccolo vantaggio. Per me la Lazio si sposa con le idee dell’allenatore ed è sulla strada giusta”.
Le piace Baroni?
“Tanto: è un allenatore che è cresciuto tantissimo e si è meritato questa occasione. E’ un tecnico solido e la squadra già sta esprimendo un buon calcio. E’ chiaro che i conti si faranno alla fine. Ma non è giusto dare sentenze dopo quattro partite”.
Per quale obiettivo?
“Difficile dirlo ora: secondo me ci sono almeno cinque squadre più forti, l’Inter, il Milan, la Juve, il Napoli e l’Atalanta, poi la Roma, almeno per i soldi spesi, anche se a Trigoria hanno evidentemente dei problemi. Lazio e Fiorentina per me partono dietro queste, ma nel calcio può sempre accadere di tutto”.
Cataldi, romano come lei, ha lasciato la Lazio per andare alla Fiorentina.
“La situazione è diversa. Credo che la sua non sia stata una scelta personale. Ma dopo tanti anni in una piazza come Roma, per un romano, non è facile sopravvivere alla pressione. Domani per lui sarà una gara molto particolare: giocherà cercando di dimostrare a chi lo ha scartato, che ha commesso un grande errore “.
Domani sarà la sfida tra Cataldi e Rovella…
“Due giocatori diversi, ma altrettanto forti. Per Rovella deve essere la stagione della consacrazione. Interpreta il ruolo in maniera diversa da Cataldi, ma può garantire numerose possibilità all’allenatore”.
A proposito di centrocampisti: dopo la cessione di Cataldi, la Lazio è rimasta con soli quattro centrali: Rovella, Guendouzi, Vecino e Dele Bashiru. Non sono pochi per poter disputare campionato e Coppe?
“Se Baroni continuerà a giocare con un modulo che prevede due mediani in campo, quattro possono anche andare bene. Poi dipenderà anche dagli infortuni, dalle squalifiche e da tanti altri fattori”.