Era il lontano settembre del 1999. Lo ricordo ancora come fosse accaduto ieri nonostante avessi appena sei anni.
Il mio amore per il calcio stava crescendo a dismisura e anche quello per l’Inter. Si, sono un gran tifoso nerazzurro ma non è questo il punto.
Quel settembre mio padre, quasi costretto, decise di iscrivermi alla scuola calcio del nostro paesino in provincia di Lecce. A quei tempi ricordo bene che dopo l’iscrizione bisognava aspettare almeno un paio di settimane prima di ricevere il kit (completino, borsone, tuta ecc.) e quindi per i primi allenamenti maglietta e pantaloncino non sarebbero stati coordinati con quelli degli altri bambini.
Al primo allenamento mi presentai, da vero sfigato, in magliettina bianca (si esatto, una maglia della salute) e pantaloncino di un colore che non ricordo, sarà stato rosso. Guardavo gli altri bambini e un po’ mi vergognavo, sapete, quasi tutti avevano o il completino fornito dalla scuola calcio oppure una maglietta della squadra del cuore. Chi vestiva Milan, chi Juve, chi Inter, chi Lecce. Potete capire come mi sentivo, un po’ fuori dal coro ecco.
Dopo l’allenamento, tornato a casa un po’ imbronciato, raccontai queste cose a mio padre. Mi disse che il giorno dopo mi avrebbe comprato il completino che volevo e così fu. Ci recammo in questo negozio, che oggi ovviamente non esiste più, e mio padre chiese alla commessa quello che volevamo.
Ho in mente ancora le parole precise della ragazza che ci serviva: “Dell’Inter eh?! Vediamo…” e si mise a cercare sugli scaffali alle sue spalle. Poi si rivolse a me: “Guarda, dell’Inter abbiamo quello di Ronaldo e quello di Baggio. Quale vuoi?”.
Senza esitare un secondo le risposi convinto: “Baggio!”.
E lei, sorridendo: “Strano di solito prendono tutti quello di Ronaldo”.
E probabilmente era quasi scontata come scelta visto che Ronaldo a quei tempi era probabilmente il calciatore più forte del mondo mentre il Divin Codino, con i nerazzurri, non stava vivendo la parentesi più felice della propria carriera ma io ne ero follemente innamorato, se ci penso ora non so dirvi nemmeno il perché sinceramente, in fondo avevo solo sei anni. Sarà che i racconti riguardanti Raffaello (venne soprannominato anche così) di papà e zii inconsciamente mi erano rimasti impressi… boh! Fatto sta che ebbi così il mio primo completino da calcio. Dell’Inter. BAGGIO 10.
Crescendo, mi sono documentato che nemmeno quando dovevo fare una ricerca sull’enciclopedia Encarta per i progetti di scienze in prima media (ricordate l’enciclopedia Encarta? Son passati nove anni dalla sua ultima versione. Feel old yet?) e ho visto video su video di Roby Baggio sia degli anni in cui non ero in grado di intendere e di volere sia di quelli prima, quando ancora non ero nemmeno in progetto. Ho rimpianto parecchio il non aver vissuto tutti gli anni in cui Roberto ha calcato quel rettangolo verde, per viverlo più da vicino ma forse va bene così. Mi basta avere in mente quel poco che fece in maglia Inter e, soprattutto, quello che ha disegnato a Brescia. Il suo calcio è stato pura poesia e genio al servizio di tutte le squadre per cui ha militato: Vicenza, Fiorentina, Juve, Milan, Bologna, Inter, Brescia. Credo che Baggio sia l’unico calciatore che, nonostante abbia vestito tante maglie diverse, è stato amato da tutti dalla Valle D’Aosta alla Sicilia.
Oggi quello che per me è stato il calciatore italiano più forte di tutti i tempi compie 51 anni e ho voluto “omaggiarlo” così, senza ripercorrere la sua intera carriera dal Pallone d’oro (vinto guarda caso un mese dopo la mia nascita) al rigore maledetto di Pasadena nel ‘94, a quel gol a Van Der Sar contro la Juve su lancio di Pirlo, ma semplicemente con il ricordo più nitido in assoluto che ho della mia infanzia.
Di stelle così non ne nascono più.
Tanti auguri, Roby!
PS: Dopo un mesetto la mollai quella stupida scuola calcio, mi divertivo ma non ero abbastanza bravo, evidentemente ero destinato ad altro.
#robertobaggio #divincodino #inter
di Giorgio De Giorgi