Satispay, il sistema di pagamento digitale, inedito, che offre una valida e semplice alternativa all’uso dei contanti e delle carte di credito

Come funziona

Satispay è un’App che permette di scambiare denaro tra privati e pagare in modo immediato e semplice. “Volevamo fare qualcosa di più di un’App. Ed incoraggiare gli esercenti con commissioni irrisorie” – racconta Alberto, uno dei fondatori – “Abbiamo realizzato un sistema di pagamento che non dipende dal sistema delle carte di credito. E permette, con un’App, di scambiare denaro tra privati, quelli di cui abbiamo i numeri nella rubrica telefonica, e anche tra utenti ed esercenti che aderiscono al nostro circuito”.

Il servizio è gratuito per privati e clienti business, per le transazioni sotto i dieci euro. Altrimenti, costa 20 centesimi a transazione. Senza canoni o costi di attivazione.

Chi sono gli ideatori della Startup

Poco più che trentenni, Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta hanno creato Satispay, una startup innovativa, che è già una S.p.a. E ha appena chiuso un aumento di capitale da 18,3 milioni di euro. È un record assoluto per una startup italiana. La cifra più alta, dopo i 16 milioni raccolti nel 2015 da Moneyfarm. La valutazione post-money della società arriva così a 66 milioni, mentre la cifra complessiva raccolta supera i 26 milioni.

L’aumento di capitale permetterà di investire in nuovi servizi e rafforzare la posizione di Satispay nel settore del mobile payment.

Il nostro obiettivo è ambizioso: diventare nel giro di cinque anni leader europei nella gestione dei pagamenti elettronici tramite mobile, con 10-15 milioni di utenti della nostra app. Quando abbiamo firmato i contratti con gli investitori, ci siamo resi conto di aver creato una realtà aziendale con una storia davanti di almeno 3 anni in grado di creare diverse decine posti di lavoro”.

Dall’idea alla start-up

Tutto ha inizio circa tre anni fa, quando io, allora 28enne attivo nel campo finanziario, e Dario, informatico 30enne impiegato in Kazakhstan per Agip, decidiamo di mettere a punto un sistema per effettuare transazioni economiche fra utenti attraverso i rispettivi IBAN. Ci chiedevamo perché in un’epoca in cui inviare video e foto via smartphone è immediato, ancora non si riescono a fare pagamenti senza passare da una carta di credito? Eravamo stanchi di vederci rifiutare carte di credito e bancomat per pagamenti di piccole somme, come per un caffè al bar.

Con Satispay invece offriamo alle persone uno strumento di pagamento elettronico utile soprattutto nelle transazioni più frequenti, piccoli importi e scambio di denaro tra privati. Certo, esistono app simili, ma essendo sviluppate dalle stesse banche sono valide esclusivamente all’interno del singolo istituto di credito.

Invece Satispay funziona a livello europeo. Un anno fa, leggiamo che in 34 paesi europei, con Sepa, si creava un’area unica dei pagamenti: era il nostro momento. Adesso non c’è più alcuna differenza tra un bonifico bancario da Roma a Milano ed un altro destinato ad un conto corrente di Parigi. È l’area SEPA, appunto, che ci consente di estendere l’utilizzo della nostra applicazione al di fuori dell’Italia”.

Satispay

Che fine fanno i contanti?

I privati possono effettuare tra di loro transazioni economiche di valore contenuto attraverso i rispettivi IBAN, ma anche effettuare pagamenti ai negozianti che fanno parte del circuito Satispay. Quest’ultimi stanno dimostrando un grande interesse ad aderire a un circuito indipendente dalle carte di credito, anche perché con noi non pagano alcuna commissione fino ad acquisti di 10 euro, mentre oltre viene applicata una quota fissa di soli 20 centesimi. Per i privati, invece, non è prevista alcuna commissione. Siamo riusciti ad abbattere i costi perché abbiamo eliminato i tanti passaggi intermedi oggi necessari alle banche per fare le transazioni”.

“C’è l’idea che per chi avvia una start-up di successo il massimo sia vedersi comprare l’azienda a suon di milioni da qualche gigante. Beh, il mio sogno è diverso: vorrei portare Satispay ad essere la WhatsApp dei pagamenti”.

Di Silvia Ciampitti

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