Purtroppo nuove crisi economiche mondiali sono possibili, ma le tante buone pratiche imprenditoriali e finanziarie inducono alla speranza.
Lo afferma Papa Francesco nella prefazione al libro “Potere e denaro. La giustizia sociale secondo Bergoglio” (Ed. Città Nuova, 2018), a cura di Michele Zanzucchi.
Ricordando che l’economia è sempre stata al centro della sua attenzione fin dai primi giorni di pontificato, il Santo Padre distingue una “finanza sana” da quella “perversa”. I mercati globali – puntualizza – presentano una “ambivalenza”: da un lato hanno “consentito a miliardi di persone di affacciarsi al benessere, ai diritti, a una migliore salute”; dall’altro “hanno avuto un ruolo nello sfruttamento eccessivo delle ricorse comuni, nell’aumento delle disuguaglianze e nel deterioramento del pianeta”.
Già durante il suo ministero in Argentina, Bergoglio aveva colto il “paradosso di un’economia globalizzata che potrebbe sfamare, curare e alloggiare tutti gli abitanti che popolano la nostra casa comune”, e che invece aveva contribuito a dilatare “il fossato che separa i più ricchi dai più poveri, generando nuove precarietà e schiavitù”.
La Chiesa “non può rimanere silente di fronte all’ingiustizia e alla sofferenza” e intende “unirsi ai milioni di uomini e donne che dicono no all’ingiustizia in modo pacifico, adoperandosi per una maggiore equità”, nella convinzione che “il Vangelo non è un’utopia ma una speranza reale, anche per l’economia”.
Il Signore è “con noi anche in mezzo al mondo, nelle fabbriche, nelle aziende e nelle banche, come nelle favelas e nei campi profughi. Possiamo, dobbiamo sperare”, conclude il Papa.
Luca Marcolivio
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