Dress for Success Rome: servizi uniformati sempre al meglio, con il nuovo “Corso Base di Orientamento” online

 Si è da poco conclusa la nuova edizione del Corso Base di Orientamento online, che ha tenuto impegnati i volontari del Career Center al fine di svolgere non solo il necessario aggiornamento formativo, ma anche di uniformare costantemente i servizi erogati dall’associazione e colmare i gap dei nuovi arrivati. Gli incontri sono stati ideati e tenuti da Maria Pia Peroni, professionista dell’outplacement.

 Maria Pia, nella tua vita professionale hai lavorato per numerose e diverse realtà aziendali, italiane ed estere, occupandoti di outplacement, cioè, di supporto alla ricollocazione al lavoro. È stata questa la molla che ti ha spinto a offrire la tua esperienza a DfS Rome?

Sicuramente sì. Mi sono avvicinata a Dress for Success Rome grazie al rapporto che da anni mi lega ai professionisti già da più tempo attivi all’interno dell’associazione. Inoltre, l’esperienza che ho maturato nel contesto dell’attività di ricollocazione al lavoro, ha reso sempre più evidente a miei occhi quanto le donne fatichino per far valere le proprie competenze e quanto più frequentemente degli uomini patiscano l’esclusione dal lavoro, al di là dalle motivazioni specifiche. Dunque, credo fermamente che le donne necessitino di un aiuto ulteriore, nella ricerca lavorativa. Questa associazione è stata il posto giusto al momento giusto per poterlo fornire loro, in un clima di grande entusiasmo e fiducia verso il mondo lavorativo al femminile.

Cosa ha caratterizzato questo corso?

Per la realizzazione di questo corso sono partita dall’idea dell’esperienziale. A causa della mancanza del rapporto in presenza e dell’attuale necessità dell’online, ho voluto che fosse molto interattivo. Ognuno dei temi trattati ha incluso un’immediata esercitazione successiva che ha visto coinvolti i partecipanti, calatisi nei panni di quelle stesse donne in cerca di lavoro. Mettendo in gioco se stessi cadono molte barriere e, indubbiamente, la comprensione delle difficoltà di chi abbiamo davanti viene facilitata. Il corso ha sintetizzato aspetti che sono fondamentali nel discorso dell’outplacement, con il fine di essere compresi al meglio e fatti propri da ciascun volontario, già coadiuvato da una precisa reportistica che non lascia nulla al caso, nello sviluppo del percorso prefissato per le beneficiarie.

Quali sono stati gli argomenti trattati?

Ho esplorato ciò che era stato già strutturato con successo dai miei colleghi, mirando a colmare eventuali mancanze dei volontari entrati più di recente. Questa nuova esperienza formativa ha ripercorso proprio il “tracciato” che viene proposto a ogni beneficiaria che si rivolge all’associazione, partendo dall’accoglienza (in cui è fondamentale l’ascolto attivo ed esplorativo), la definizione del progetto professionale, la strutturazione e redazione di strumenti come il CV e la lettera di presentazione, e ancora, l’approfondimento sui mezzi con cui cercare lavoro, il mercato del lavoro e le sue caratteristiche. Abbiamo concluso con la formulazione del colloquio di selezione, i relativi metodi e l’importanza del follow up, per valutare se ci sono punti su cui tornare, lì dove la beneficiaria non riesca nel raggiungimento dell’obiettivo.

Nel nostro paese c’è ancora diffidenza dei confronti di un’attività come l’outplacement?

Io ho avuto la fortuna di lavorare come consulente di outplacement anche per una società francese prima, e per una americana, poi, sperimentando indubbiamente una varietà di visioni e approcci. Per i nostri cugini francesi, per esempio (seguiti, in Europa, dai tedeschi), il supporto alla ricollocazione al lavoro ha una natura contrattuale e le aziende lavorano con il pubblico già da oltre una dozzina di anni, anche se restano servizi in buona parte privati. Gli americani, rispetto ai francesi, hanno maggiore pragmatismo e tendono alla velocizzazione del percorso, che solitamente copre un lasso temporale che va da sei mesi a un anno. In Italia sono piuttosto poche, ancora, le società che si occupano in maniera esclusiva di questa attività; tuttavia, ci sono settori industriali come quello chimico, farmaceutico o anche informatico, che stanno investendo molto sull’outplacement. Tutti i ruoli professionali ne possono essere interessati, ma saranno diversi gli strumenti adottati, a seconda dei casi. I costi dei relativi servizi restano comunque ancora impegnativi. Dress for Success Rome non si occupa ancora di profili manageriali, ma senza dubbio, sapere che si tratta di un’offerta completamente gratuita, è un aspetto da non sottovalutare.

Il fatto che la beneficiaria si trovi davanti a dei volontari, può incidere emotivamente sul percorso da intraprendere?

Bisogna innanzitutto tener presente che i volontari e le volontarie del Career Center si occupano, per la maggior parte, di coaching e di counseling, oppure provengono dal mondo dell’HR, quindi possiedono competenze di base che non rendono del tutto estraneo uno strumento come il supporto alla ricollocazione. Sicuramente, una specifica società di outplacement fornisce tutta una serie di documentazioni, di contatti, di network di opportunità diverse e maggiormente dettagliate, dal momento che la disponibilità temporale dei soggetti coinvolti è decisamente maggiore degli incontri proposti da DfS Rome. Ma se, da un lato, quattro incontri non sono tantissimi per dilungarsi sulle complesse attività di un simile percorso, dall’altro, qualità e professionalità non mancano, visti i risultati raggiunti finora dall’associazione. Il tempo è prezioso, e il nostro metodo è totalmente improntato alla concretezza, al raggiungimento dell’obiettivo, sulla base di discorsi realistici: la conquista della posizione lavorativa più confacente a ogni beneficiaria. Il fatto che si abbia davanti una persona che volutamente mette a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze in maniera gratuita, è un utile motore per l’attivazione alla ricerca, la beneficiaria viene progressivamente “centrata” e responsabilizzata, non avendo a disposizione il gap temporale previsto dall’outplacement vero e proprio. La riuscita del tutto sta in un mix fatto di accoglienza/ascolto/autorevolezza. Una fase fondamentale per l’esito positivo dell’esperienza è di sicuro il primo incontro tra volontario e beneficiaria: la consapevolezza di un “accordo” fondato sulla fiducia, sulla certezza che si riceverà un supporto mirato, è chiave centrale del metodo. Infatti, su questo ho insistito particolarmente, proprio durante il corso online. La modalità da remoto, che l’era Covid ci ha costretto ad utilizzare, rischia di ridurre l’attenzione all’aspetto emotivo, visto che la ricerca del lavoro proviene spesso da situazioni emozionali non semplici. Ma una padronanza nel mezzo e l’esperienza, aiuta a superare anche questo tipo di ostacolo. Ugualmente importante diventa, in un secondo momento, il follow up, per ricalibrare eventualmente punti risultati poco “incisivi”, una volta terminato il percorso.

C’è già in programma una nuova edizione del corso?

Ci saranno almeno un paio di repliche di questo corso, considerando anche il numero di nuove “leve” che periodicamente si inseriscono e il fisiologico turnover del volontariato.  Le cose da fare per perfezionare e snellire il complesso lavoro del Career Center sono sempre molte e vanno costantemente elaborate nuove idee, proprio perché vogliamo che ci sia spazio per tutti, secondo le immancabili novità presentate dal mercato del lavoro.

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