Dress for Success Rome, nuovo incontro formativo del Career Center: l’ospite è la docente Susanna Pallini

Il seminario dal titolo “L’ascolto nella prospettiva rogersiana”, tenuto online lo scorso 11 febbraio, ha fornito un valido quadro teorico e pratico ai volontari del Career Center di Dress for Success Rome, costantemente formati per il supporto a donne desiderose di riattivarsi sul piano professionale.

Susanna Pallini è Docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. Psicologo clinico, psicoterapeuta, è anche socio didatta della Società Italiana Terapia Cognitivo Comportamentale e Direttore del Corso di Scienze Pedagogiche e Scienze dell’Educazione degli Adulti. Le abbiamo rivolto qualche domanda più dettagliata sulle tematiche discusse.

Professoressa Pallini, Dress for Success si occupa di orientare le donne nella ricerca del lavoro. Ma l’orientamento ci riguarda tutti, in ogni momento, è così?

All’interno di un concetto ampio di orientamento, dobbiamo includere innanzitutto la distinzione tra orientamento scolastico e orientamento professionale. Il primo coinvolge i ragazzi in età scolastica e riguarda il processo tramite il quale sono loro forniti strumenti cognitivi, emotivi e relazionali che consentono di compiere scelte rappresentative di sé e di ottimizzare il proprio percorso di studio. Inoltre, a uno step avanzato come quello universitario, il percorso di orientamento va distinto in entrata, in itinere e in uscita, così da giungere all’ingresso nel mondo lavorativo con un livello di consapevolezza tale da valutare al meglio ogni opportunità, ma anche ogni “rischio”. Analogamente, l’orientamento professionale può riguardare giovani al primo impiego, persone nel clou della propria carriera o nella sua fase finale. Di certo, ciascuno di noi ha o ha avuto, di volta in volta, esigenza di attivare un proprio processo di scelta formativo/professionale, prendendo coscienza di sé, della propria realtà di riferimento e del proprio bagaglio di conoscenze. È un processo che segue la persona nell’intero arco dell’esistenza, accompagnando le sue istanze vitali.

Lo psicologo statunitense Carl Rogers – rappresentante della Psicologia Umanistica – è stato il protagonista del seminario. Che cosa, del suo insegnamento, è utile soprattutto nel contesto che stiamo vivendo?

Il messaggio centrale di Carl Rogers è credere nel valore dell’essere umano, nella sua capacità di autodeterminarsi e autorealizzarsi. Noi siamo degni di fiducia, capaci di valutare la nostra situazione interna ed esterna, comprendere noi stessi e fare scelte essenziali riguardo alla nostra vita, agendo in base a queste scelte. Chi si occupa di orientamento (come altre figure esperte nella relazione di supporto) deve aiutare l’individuo a lasciar emergere se stesso, ad autogestirsi nel comprendersi ed essere se stesso. L’essere umano deve essere mutante, avere capacità di cambiare strategie e sistemi, e ciò è vero soprattutto in questa fase storica di cambiamenti profondi e repentini, in cui la pandemia ha modificato, se non resettato, molti sistemi valoriali di riferimento validi finora.

Quando si è in cerca di lavoro non è semplice chiedere aiuto. Perché l’ascolto dell’altro acquista un ruolo fondamentale?

Con le persone in difficoltà lavorativa, l’aspetto primario che emerge è quello dell’impotenza, del sentire che non si può far niente per uscire dalla propria situazione, con conseguenti sentimenti di ansia, tristezza e depressione. Sicuramente, nella realtà dell’associazione sperimentate questo non di rado, oggi più che mai. Ma è proprio la questione dell’assunzione di responsabilità, cui si rivolge la prospettiva adottata, che vuole restituire a chi abbiamo di fronte la sensazione che può fare qualcosa. Restituire alla persona la capacità di prendere decisioni, la responsabilità degli effetti che ne conseguono, è possibile. Trovarsi davanti a chi avanza giustificazioni, creandosi aspettative senza cercare soluzioni, può generare e alimentare una situazione patologica e sterile. Chi orienta, deve centrarsi sull’accettazione, sull’autenticità e sull’empatia. Questo è l’assetto iniziale per far capire che ci siamo e che crediamo in quello che possiamo fare insieme. Thomas Gordon – allievo e collega di Rogers – ci ricorda che proprio l’empatia è il ponte per unire le due sponde dell’autenticità e dell’accettazione dell’altro. Nell’affermare la verità al cliente (dal momento che il negare o eludere i problemi non sarebbe coerente con il proprio fine), la dimensione empatica aiuta a far vedere a chi ha difficoltà, quello che l’orientatore stesso riesce a vedere durante il percorso. A chi decide di intraprendere un percorso di orientamento, è utile ricordare che siamo noi, gli esperti di noi stessi. L’orientatore è ovviamente un facilitatore dell’intero processo.

In una visione così “positiva” dell’essere umano, salviamo anche la pandemia?

Indubbiamente, una situazione così particolare ha stravolto la realtà vissuta fino allo scorso anno. Non possiamo negare fatti che sono sotto gli occhi di tutti: non c’è più l’idea di una stabilità lavorativa e ciò incide anche sulla qualità della vita privata. Il tasso di disoccupazione è aumentato vertiginosamente, coinvolgendo, per la maggior parte le donne, senza dimenticare il blocco dei licenziamenti. Credo che il Covid abbia “messo da parte” il senso delle cose. Tutto ciò che era importante prima, non lo facciamo più e non si capisce nemmeno più cosa rimane. Il problema dei valori è molto importante, la presenza del virus sta condizionando i rapporti, i legami, la possibilità stessa di fare,influenzata continuamente dalla possibilità di contrarre il morbo.

La nostra capacità di incidere sulla nostra esistenza, come fu durante i conflitti mondiali, è molto diminuita. Eppure, proprio in quel periodo, Viktor Frankl, filosofo e psichiatra austriaco da me citato nel webinar, ha definito una prospettiva psicologica in cui l’uomo è caratterizzato dalla volontà di significato, ribadendo il senso della vita e la possibilità di scelta. In un momento simile, di forte disgregazione degli elementi del passato, potremmo trarre ispirazione da questo “orientamento”. Perché, ne sono profondamente convinta, non è vero che non c’è margine di azione, possiamo agire su noi stessi anche adesso. E voi di Dress for Success, state già preparando il “come”. È proprio qui la vostra forza: alimentare una speranza che è la radice inesauribile del nostro umano potere. Un atteggiamento profondamente rogersiano!

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