X Municipio: incendio al centro commerciale “Eschilo”. Nessun risarcimento

Dopo aver combattuto per oltre due anni e mezzo contro le lungaggini della giustizia italiana, cinque commercianti romani, che svolgevano la propria attività presso il centro commerciale “Eschilo”, nel municipio X  di Roma, hanno visto svanire le loro speranze di ottenere un seppur minimo risarcimento a seguito del  violento incendio sviluppatosi nella struttura il 23 dicembre 2015, in virtù  dell’ormai consueto “scaricabile” tra  compagnie assicurative.

Incendio prontamente domato dai vigili del fuoco che, intervenuti sul posto, avevano immediatamente messo in salvo le persone presenti.

Nell’occasione i danni più ingenti si verificavano nel negozio di abbigliamento gestito dalla Sig.ra L.M. dove le fiamme distruggevano, non solo impianti e strutture, ma anche tutta la merce al momento presente nell’esercizio commerciale, sia quella in esposizione sia quella stoccata in magazzino, per un valore di circa 50.000,00 euro. Tutto ciò comportava l’interdizione della struttura, circostanza questa impediva alla commerciante di riprendere la propria attività.

La danneggiata, pertanto, si rivolgeva,  attraverso il consulente sig. Riccardo Vizzi, allo “Studio 3A”, società specializzata nella valutazione del sinistro, per veder tutelati i propri diritti ed ottenere un congruo risarcimento.

Le sue speranze di giustizia trovavano, però, subito un primo ostacolo nel rapporto stilato dai Vigili del Fuoco intervenuti, nel quale constatavano che l’incendio si era presumibilmente sviluppato nei locali del centro estetico sito al primo piano del centro commerciale, locale che vedeva gravemente danneggiate le controsoffittature, i ballatoi e le strutture di copertura direttamente sovrastanti l’area interessata; concludevano, però, affermando che non possibile stabilire con certezza le cause del rogo. 

La Procura di Roma, per mezzo del Pubblico Ministero dott.ssa Maria Letizia Golfieri, apriva  un procedimento penale per il reato di incendio colposo indagando le due titolari del centro estetico, le quali avevano precedentemente sottoscritto un contratto di assicurazione per la Responsabilità Civile verso Terzi con la compagnia “Allianz”. La polizza prevedeva, però,  un massimale di soli 250mila euro, insufficienti a coprire tutti i danni subiti dalle  parti lese.

Nel settembre 2016, il Sostituto Procuratore conferiva incarico al consulente tecnico, dott. Massimo Moncelli, affinchè venissero stabilite le cause dell’incendio e relative responsabilità; nel contempo anche lo “Studio 3”  metteva a disposizione della propria assistita un consulente tecnico di parte per seguire le operazioni peritali.

Nel dicembre 2016 veniva depositata la perizia nella quale il CTU accertava che il focolaio aveva avuto origine nell’area adiacente l’impianto di climatizzazione, sito nel sottotetto, nella stessa superficie destinata a  magazzino deposito dei prodotti cosmetici utilizzati per l’attività commerciale del centro: prodotti che, sottolinea il perito, “se riscaldati a una temperatura superiore al loro punto di infiammabilità possono accendersi. In sostanza, l’incendio ne ha sicuramente provocato l’accensione, con una conseguente maggior temperatura nell’area in questione”. Peccato però che anche il consulente della Procura, di fronte al fatto che l’intera porzione incendiata era stata bonificata e tutto il materiale fosse andato perduto, abbia concluso che “in assenza dei materiali residuati dell’incendio, e in particolar modo dell’impiantistica, non è possibile determinare la causa, se cioè sia dipeso da guasto accidentale, corto circuito o altro motivo”.

Ragion per cui, dopo svariati mesi di attesa,  il Pm, non essendo stati acquisiti elementi idonei e sufficienti  a sostenere l’accusa contro le due indagate in sede penale,  chiedeva l’archiviazione del procedimento, richiesta accolta dal Giudice del Tribunale di Roma, dott.ssa Antonella Mimmuni, con atto del 9 aprile 2018.

 Conseguentemente anche la società “Allianz”, negava qualsivoglia richiesta di risarcimento alle parti danneggiate, non prendendo minimante in considerazione le numerose rimostranze da parte dello Studio 3A il quale sosteneva  come la mancata possibilità di definire una responsabilità sul piano penale in capo alle titolari del centro estetico non escludesse quella sul piano civile e quindi l’obbligo risarcitorio. La compagnia, sostenendo che le cause dell’incendio erano da ricercare in qualche difetto o malfunzionamento nell’impianto elettrico del centro commerciale, chiamava in causa la società assicurativa, che copriva quest’ultimo, “Cattolica Assicurazioni” la quale, “naturalmente”, respingeva ogni richiesta di  indennizzo, attribuendo ogni  responsabilità al centro estetico.

In conclusione, la sig.ra L.M., impossibilitata a riprendere la propria attività commerciale, è stata costretta a trovarsi un’altra occupazione come impiegata, per poter far fronte ai numerosi debiti derivanti dalla grave perdita economica.

Tuttavia, lo Studio 3A, qualora  non riuscisse a definire stragiudizialmente la vertenza e a liquidare il danno, si è detto pronto ad agire giudizialmente per vedere tutelati i diritti calpestati della propria assistita, denunciando entrambe le compagnie coinvolte all’Istituto di Vigilanza sulle assicurazioni, l’Ivass, ed intraprendendo verso le stesse un’inevitabile azione civile.

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