Roma, usava soldi condominiali per spese private: condannata amministratrice

A suo dire i conti condominiali erano perfetti, ma non sono stati dello stesso avviso gli esaminatori degli estratti conto dei due palazzi gemelli in piazza Addis Abeba, dove i periti hanno calcolato un buco da 180.000 euro.

I soldi sono stati fatti sparire nel giro di 5 anni, arrivando anche a pagare le bollette delle proprie utenze con il denaro dei condomini.
Ieri per Simona Scaccini è arrivata la condanna di primo grado: due anni e mezzo di reclusione e il pagamento di 100mila euro, a titolo di acconto sui danni subiti dai condomini, per appropriazione indebita pluriaggravata dal rapporto di prestazione e dal danno di rilevante gravità.

Tra i racconti dei testimoni in aula, spunta il siparietto con un fornitore del gasolio:
“Una sera – ha raccontato in aula un inquilino – arrivò il fornitore del gasolio per il riscaldamento. Sosteneva che non l’avevamo pagato. L’amministratore si avvicinò portando l’uomo in cortile e al suo rientro asserì che la richiesta fatta dall’uomo si riferiva a soldi che gli erano già stati corrisposti”.
Erano tre le ditte di gasolio a rivendicare soldi: 66.000, 36.000 e 90.000 euro. Con i soldi in cassa in base alle contestazioni del pm Roberto Felice invece l’amministratrice avrebbe ricaricato carte prepagate, il proprio telefonino e pagato svariati bollettini a lei intestati, oltre che saldare bonifici non dovuti.

Il nuovo amministratore rincara la dose:
“Nemmeno dopo la causa civile, nonostante l’imposizione della consegna, la collega mi ha fornito i documenti. I bilanci invece non erano stati proprio fatti, erano saltati pure i contributi al portiere”.


Gli ammanchi sono venuti fuori nel 2015, quando un’inquilina comunicava di aver ricevuto la notifica di una ingiunzione di pagamento di circa 43 mila euro per compensare dei debiti del condominio. A battere cassa uno dei fornitori del gasolio. Gli inquilini avviano quindi le indagini difensive e scoprono che non era stata pagata neanche la manutenzione dell’ascensore, parti di due mensilità del portiere e altre ditte.

L’imputata ha sempre respinto le accuse:

“Il pagamento di bollettini a mio nome? Solo in una occasione e per errore”. Ma ieri il primo verdetto le ha dato torto.

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