Raggi in Romania per controlli sui rimpatri: “Chiudere i campi è possibile”

Virginia Raggi vola a Cracovia per “verificare l’attuazione del nostro piano di superamento dei campi rom e vedere le condizioni in cui stanno vivendo le famiglie che hanno accettato il rientro volontario assistito”.

In Romania sono stati rimpatriati 14 rom  dal Camping River, villaggio di Prima Porta, essendo il rientro al Paese d’origine è l’unica via alternativa alle baracche considerato che le altre misure assistenziali del piano (dal contributo all’affitto all’ospitalità presso terzi privati) non hanno funzionato.

“Vogliamo dimostrare che una terza via è effettivamente possibile”. Intesa come alternativa alla “ruspa salviniana” e ai campi-ghetto, realtà in piedi da anni, costruita su una logica esclusivamente assistenziale. Andare oltre le baraccopoli sarebbe la terza via di Virginia Raggi. “Una via che ci indica l’Europa: il superamento dei campi rom nel segno della legalità e dell’accoglienza soprattutto per i più fragili e per i bambini”. Già, a oggi però, dopo quasi un anno di tentativi nell’insediamento di via della Tenuta Piccirilli (il primo a sperimentare una versione ad hoc del piano, ancora in fase embrionale per i campi La Barbuta e Monachina), 14 rimpatri sono l’unico risultato ottenuto. Ma la sindaca esulta comunque.

“Tutto questo – prosegue – produrrà un risparmio effettivo dei fondi che l’amministrazione capitolina ha sempre speso. Si tratta 25 milioni di euro l’anno, sostanzialmente a fondo perduto. Perchè il sistema dei campi non produce benessere nè per i cittadini romani nè per i rom che vivono all’interno”.

 

Impostazioni privacy