Prende il via il più grande screening di prevenzione e cura della leishmaniosi canina in Italia: oltre 450 animali ospitati dal Canile Valle Grande di Roma saranno sottoposti alle analisi specifiche grazie alla sinergia tra Fondazione CAVE CANEM, non profit con sede a Roma e attiva su tutto il territorio nazionale, il C.Re.Na.L. Centro di Referenza Nazionale per la Leishmaniosi di Palermo, eccellenza nazionale nel settore e lo staff del canile rifugio che solo nel 2022 ha facilitato l’adozione di 315 cani.
A effettuare le analisi, lo staff del canile Valle Grande di Roma, composto da medici veterinari, tecnici veterinari, coadiuvati dal team di campo di educatori cinofili della Fondazione CAVE CANEM coordinati dal dog trainer manager Mirko Zuccari, i quali contribuiranno a gestire e tranquillizzare i pazienti a quattro zampe durante i prelievi in box e nella nuova sala visite di recente allestimento. I campioni verranno spediti a Palermo e saranno analizzati dai professionisti del C.Re.Na.L. coordinati dal dottor Fabrizio Vitale; entro 30 giorni verranno inviati i risultati che andranno ad arricchire le schede anagrafiche di ogni cane.
Per coloro i quali risulteranno positivi alla leishmaniosi verrà avviata immediatamente la terapia, per tutti gli altri
verranno intensificati i protocolli di prevenzione. La Fondazione, il C.Re.Na.L. e il canile Valle Grande collaboreranno a un piano di controllo della leishmaniosi e per favorire l’adozione dei cani. Una ricerca scientifica verrà realizzata a conclusione di questa iniziativa. “Portare a termine questo piano di monitoraggio in collaborazione con il C.Re.Na.L. – afferma l’avv. Federica Faiella, Vicepresidente della Fondazione CAVE CANEM – e ripeterlo ciclicamente e con costanza
permetterà di avere una fotografia delle condizioni di tutti i cani presenti in canile e di fornire tutte le informazioni utili a un’adozione consapevole e responsabile per ogni cane.
Tante, troppe volte nel corso della mia carriera mi sono imbattuta nella leishmaniosi canina e ho potuto appurare quanto male possa fare ai cani che purtroppo la contraggono. La leishmaniosi è una condanna a vita, una vita di segregazione in un box di canile. Non sono solo i sintomi della malattia a nuocere ma le ferite dell’anima, il dolore e la delusione
per le adozioni mancate a causa di una malattia che fa ancora tanta, troppa paura. La leishmaniosi, infatti, è
una zoonosi: questo intervento è utile per la salute degli animali quanto per quella delle persone”.
“Il Centro di Referenza Nazionale per la Leishmaniosi nasce per garantire supporto diagnostico per l’intero territorio nazionale al fine di sviluppare la conoscenza epidemiologica dell’andamento dell’infezione nel serbatoio animale – dichiara Fabrizio Vitale a capo del progetto di ricerca del Cre.Na.L. – Il Canile, sia sanitario che rifugio, è per sua natura l’osservatorio epidemiologico privilegiato come presidio territoriale e, in prospettiva alla capacità di attrazione nelle adozioni, baluardo nella protezione della salute pubblica.
L’attività prevista in termini di screening della popolazione, oltre ad implementare le mappe di distribuzione dell’ infezione, finalizza la corretta ed auspicata visione in termini di “One Health”, come la Leishmaniosi strettamente legata alla Triade della Salute (uomo, animali, ambiente), sa garantire”.
Non è la prima volta che Fondazione CAVE CANEM si occupa del tema: già nel 2020 è stata promossa una simile iniziativa al canile intercomunale di Modena e al canile intercomunale di Magreta. La maxi operazione di Valle Grande costituisce un precedente significativo nell’ambito della tutela del diritto all’assistenza veterinaria dei cani di canile e permette di portare avanti l’idea che anche i cani costretti a vivere in un box meritano di beneficiare di servizi di assistenza qualitativamente elevati.
“Operando in un contesto di canile ad alta densità abitativa, sono di fondamentale importanza le attività di “prevenzione” – afferma il dottor Luigi Pietrobattista Direttore Sanitario del canile rifugio Valle Grande di Roma – questa iniziativa si inserisce in un progetto più ampio di monitoraggio e controllo delle malattie infettive, infestive e zoonosi, tra cui appunto la leishmaniosi in sinergia con enti pubblici, quali centri di referenza, istituti di ricerca e università”.
“Il modello di coprogettazione al quale abbiamo dato vita – conclude Faiella – è emblematico di un modello di canile inteso come luogo dinamico, centro di interesse della collettività, strumento da gestire con efficienza per preservare la salute degli animali e la salute pubblica”.