Folcast, da Spinaceto a Sanremo: il percorso dell’artista

Daniele Folcarelli, in arte Folcast, ha fatto parlare di se arrivando in finale nella Categoria Nuove Proposte del Festival di Sanremo.

Con il brano “Scopriti”, è entrato nella classifica VIRAL 50 GLOBALE di Spotify alla 12ª posizione, dopo aver esordito negli scorsi giorni nelle classifiche Top 50 Italia (alla 30ª posizione) Viral 50 Italia (alla 3ª posizione).

Di seguito un’intervista rilasciata a Il Corriere della Città:

Partiamo da te: chi è Daniele e come è diventato Folcast?

“Sono un ragazzo di Roma, nato e cresciuto in una zona periferica, a Spinaceto/Tor De’ Cenci. Crescendo ho sviluppato l’interesse per la musica: è stato naturale, visto che sono nato in una famiglia ‘musicale’, pur non essendo dei professionisti. Mio fratello, più grande di me, suona e insegna batteria in Spagna, dove adesso vive. È stato tutto molto naturale: intorno ai 22 anni, insieme alla vecchia label con cui ho iniziato, la LDM, Ladri Di Merende, abbiamo deciso di pubblicare qualche mia canzone come Folcast: il primo EP portava il mio nome. Folcast è nato dal mio cognome, mi chiamo Folcarelli, è stato facile trasformarlo. Oltre alla musica, comunque, in me c’era e ci sono tante cose importanti”.

Quali sono?

“Principalmente i rapporti umani. Io sto bene da solo, posso dire di saper essere un solitario, lo sono anche stato in passato, in particolare durante le scuole superiori: non mi ero trovato benissimo, ma per fortuna c’era la musica, che è stata la mia via d’uscita. Però, nonostante questo, mi rendo conto di essere anche un ‘compagnone’: ancora oggi vedo i miei amici delle scuole medie, con cui ho un legame che sembra indissolubile. Ho anche un rapporto fantastico con i miei familiari: sono stato fortunato, ho una famiglia stupenda e siamo molto legati tra noi. Quindi, per quanto riguarda le cose importanti, al primo posto metto i rapporti con gli altri. Poi amo moltissimo viaggiare e in questo periodo sto soffrendo parecchio il fatto che non si possa fare per via delle restrizioni dovute alla pandemia. Meno male che sono potuto andare a Sanremo!”, scherza. “Mi piace poi leggere e tutto ciò che tocca l’ambito artistico o di stimolo. Mi piace evadere, ma se c’è un posto dove tornare”.

Hai detto che ti piace viaggiare. È per questo che hai fatto il Cammino di Santiago de Compostela con tuo fratello Simone o c’era un motivo particolare?

“In realtà oltre a mio fratello c’erano anche i miei genitori. Mio fratello è partito per la Spagna 7 anni fa: si è sposato con una ragazza spagnola e vive e lavora lì come musicista. Noi ne siamo felicissimi, perché lui si trova molto bene. Volevamo però fare un viaggio tutti insieme, come quando eravamo piccoli: ne facevamo moltissimi, soprattutto campeggi e viaggi on the road, che io adoro. È stata un’esperienza incredibile: non era nulla di legato alla chiesa, anche se sicuramente si tratta di un viaggio spirituale, ma penso che ognuno viva la spiritualità a modo suo. E così abbiamo fatto noi, nonostante non fossimo dei credenti. Abbiamo interagito con altri pellegrini e con alcuni ancora ci sentiamo, tant’è che Silvia, una ragazza di Bergamo che abbiamo conosciuto in quell’occasione, mi ha scritto per dirmi che verrà al mio concerto il prossimo autunno”.

Torniamo quindi alla musica e a Sanremo e alla canzone che hai presentato. Come è nata ‘Scopriti’?

“È nata al pianoforte qualche anno fa: ho subito trovato l’armonia. Evidentemente ce l’avevo in testa, perché io non sono un pianista. È stata importante perché mi ha aiutato a focalizzare tutte le mie forze ed energie, per far sì che riuscissi a focalizzare quello stato emotivo e a riprodurlo in musica, riuscendo a liberarmi di quella condizione. È chiaro che si tratta di una condizione in cui a volte si ritorna, però in quel momento mi ha fatto bene. Mi auguro che, essendo molto attuale come tematica nonostante sia stata scritta in tempi non sospetti, possa essere stimolante per qualcun altro”.

Può infatti essere vista come un invito a uscire dalle barriere mentali che molti si stanno costruendo, tra paure e divieti, ovviamente rispettando le regole?

“Sì, anche se la differenza sostanziale tra quando l’ho scritta e adesso è che la mancanza di mobilità era un’imposizione data da me stesso, adesso invece viene dall’esterno. Quindi adesso possiamo provare a superare le nostre barriere mentali, ma per tutto il resto è molto più difficile rispetto al passato. Sono in tanti, ormai, ad accusare questo periodo”.

Il videoclip di ‘Scopriti’, è stato girato presso l’ex città del rugby di Spinaceto, che avrebbe visto la costruzione di due campi da rugby, piscine e altre attività, ma che è diventata una piccola città fantasma dedicata allo sport, abbandonata e simbolo di ciò che non è stato. Come mai hai scelto proprio questo luogo, simbolo di dualismo e del ‘sarebbe dovuto essere’?

“Quando con Giacomo Citro, il regista del video, stavamo decidendo dove girare il video, a me è venuto in mente lo stadio, il posto che sarebbe dovuto diventare la città del rugby perché all’interno di quella struttura abbandonata ci sono degli elementi di rinascita che sono perfettamente in linea con quello che è il significato della canzone. Questo ha fatto in modo che il video non accompagnasse, ma ne rafforzasse il senso. In questo c’è tanta bravura di Giacomo, che ha fatto un lavorone. Nonostante sia una struttura abbandonata, lasciata al degrado da almeno 10 anni, è un ambiente bellissimo grazie ad elementi di rinascita come le opere degli street artist romani Qwerty. Io sono scresciuto lì, prima c’era un parco, ho visto cambiare morfologicamente questo territorio, per me ha un grande significato, quello di reagire e rinascere. Certo, come dici tu poteva essere e non è stato un luogo di socializzazione, con campi da rugby, piscina, pista da pattinaggio: spero possa tornare ad essere vivo”.

Grazie a questo videoclip hai vinto il Premio Siae Roma Videoclip Sezione “Nuove Proposte Festival di Sanremo di 2021”, organizzato da Francesca Piggianelli: il premio ti verrà consegnato entro maggio. Che emozione hai provato nel sapere di aver ottenuto questo prestigioso riconoscimento?

“Ricordo perfettamente che ero a Sanremo, il giorno prima della finale. Mi hanno chiamato per comunicarmi questa cosa e sono rimasto di stucco, senza parole. La prima cosa che mi è venuta da fare è stata quella di prendere il cellulare per scrivere a Giacomo, ma lui mi ha anticipato. È stata un’emozione grandissima: si è trattato del primo premio vinto, è stato gratificante sapere che il nostro video sia piaciuto così tanto da vincere ‘quel’ premio”.

Cosa ti ha lasciato l’esperienza di Sanremo?

“Un senso di responsabilità positiva. Io faccio musica, quindi non sto salvando vite, ma posso aiutare tante persone a stare meglio. L’esperienza a Sanremo è stata molto lunga, è durata mesi, a volte sembra anche estenuante, ma ti fa crescere tanto”.


Impostazioni privacy