Futuro Festival, danza e cultura contemporanea al Brancaccio: la Compagnia Riva&Repele con “Quadri tratti da Lili Elbe Show”

TEATRO BRANCACCIO

23 LUGLIO ore 21

Riva & Repele e Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano

In collaborazione con Daniele Cipriani Entertainment, Accademia delle Belle Arti Santa Giulia, Guido Levi lighting lab

presentano

QUADRI TRATTI DA LILI ELBE SHOW

Riva & Repele

Coreografia: Simone Repele e Sasha Riva

Danzatori: Sasha Riva, Simone Repele, Silvia Azzoni, Yumi Aizawa, Jamal Callender

Musiche: J.S.Bach, Dan Haugaard, Folkstow e Everando

ph. © Angelina Bertrand

Il 23 luglio all’interno di Futuro Festival al Teatro Brancaccio il duo di giovani e visionari coreografi/danzatori, Compagnia Riva&Repele, propone “Quadri tratti da Lili Elbe Show”.

Lili Elbe Show”, attraverso la narrazione di una vicenda biografica, riflette sui temi dell’accettazione e della tolleranza. Una storia vera. Una vicenda privata e intima che, in realtà̀, appartiene a ognuno di noi. Questo racconto apparentemente lontano, è invece più vicino di quanto possa sembrare grazie all’interpretazione e alla scrittura coreografica di Sasha Riva e Simone Repele che esplorano il demone dell’insoddisfazione umana, il bisogno di accettazione che ognuno di noi pretende da se stesso e quel senso di inadeguatezza che spesso prende il sopravvento.

È la storia del pittore paesaggista Einar Wegener e della moglie, la ritrattista Gerda Wegener: viaggio di trasfigurazione e di metamorfosi raccontato da un ironico mattatore/narratore, deus ex machina che, come una sorta di burattinaio, snocciola, passo dopo passo, questa incredibile vicenda oggi interpretata attraverso la magica lente della danza e della coreografia, dopo essere stata affrontata in un libro e in una pellicola cinematografica. Nella narrazione chiara e leggibile, caratteristica peculiare delle pièce di Riva&Repele, si affacciano in Lili Elbe Show due piani di realtà̀: il racconto della vicenda di Einar che, nell’ansia di ricerca della propria identità̀ diventerà̀ Lili e il livello della fiaba, degli “spiriti”, dei “fantasmi” che intorno a Lui/Lei si aggirano. Una “petite femme fatale” scolpisce fin dall’inizio l’anima nuda di Einar, ma è anche l’immagine della figlia desiderata che Gerda e Einar non sono mai riusciti a concepire, seppure spinti da un profondo e controverso desiderio di genitorialità̀. 

Sulla scena una cornice senza specchio rappresenta uno “stargate”, un passaggio segreto che porta a questa dimensione altra, dove si scatenano le visioni dei sogni e dove la “petite femme” è già̀ Lili: sagoma fedele delle emozioni più̀ intime di Einar.

La cornice riprende quindi anche la figura forte e carismatica di Gerda che, compassionevole, sostiene il marito nella ricerca e nell’affermazione della sua identità̀ finale: è lei l’artista che sulla tela ha saputo disegnare l’immagine esatta di Einar vestito da donna e sono proprio questi i quadri che l’hanno resa famosa. L’altra figura senza nome, ma dalla forte connotazione maschile, è lo stereotipo del sesso forte che incarna il desiderio: quello che dovrebbe esserci, quello che in questa vicenda prende forme inaspettate, quello che sottolinea la spinosa “differenza”. Il presentatore è l’interpretazione del destino che si compie, che sa già̀ quale sarà̀ il finale e che solo il protagonista è in grado di scorgere: Einar seduto su una sedia a rotelle, aiutato da tutti i personaggi che si vestono di camice bianco e strumenti operatori, trasforma la morte in metamorfosi. Con struggente ironia e gusto impeccabile Einar lascia dunque la scena a Lili che è finalmente pronta per il suo sfavillante Show.

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