Aggressione a Ponte Sisto: uomo spinto nel Tevere

Le indagini hanno raggiunto un punto. Il ragazzo aveva tentato un furto ai danni della vittima, la quale poi lo aveva riconosciuto proprio mentre passeggiava all’altezza di Ponte Sisto. Poi, lo ha accusato del furto, ma il malfattore in tutta risposta lo aveva aggredito e spinto giù dal Ponte. Poi si era dato alla fuga. Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale Ordinario di Roma, nei confronti di un cittadino marocchino di 23 anni, nella Capitale senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato di tentato omicidio. Grazie ad una lunga e meticolosa attività d’indagine, scattata a seguito del soccorso prestato ad un ragazzo di 30 anni, anch’egli cittadino marocchino, che lo scorso mese di luglio era precipitato su uno dei piloni di sostegno di Ponte Sisto in circostanze non chiare, i Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, sono riusciti a ricostruire la dinamica degli eventi, stringendo il cerchio intorno al giovane indagato.

E’ emerso, infatti, che all’epoca dei fatti, la vittima potrebbe aver incrociato proprio all’altezza di Ponte Sisto il 23enne, riconoscendolo quale presunto autore della rapina di uno zaino che aveva subìto una settimana prima nella zona di piazza Venezia. Il 30enne, a quel punto, lo avrebbe avvicinato accusandolo del colpo e il 23enne, per tutta risposta, durante una colluttazione, lo avrebbe spinto giù dal ponte, scappando subito dopo.

A seguito della caduta, il ragazzo andò a schiantarsi sul basamento del pilastro centrale del ponte. Riportò varie fratture profonde, su tutto il corpo. Dopo la difficoltosa operazione di soccorso, poi, la corsa all’ospedale San Camillo. Qui, gli vennero diagnosticate lesioni giudicate guaribili in 40 giorni. A supportare l’ipotesi, molti filmati dalle telecamere di sicurezza presenti nella zona, che inchioderebbero il 23enne ora accusato di tentato omicidio. I Carabinieri hanno, così, notificato il provvedimento all’indagato che già si trovava in carcere a Rebibbia per altre motivazioni.
Il Corriere della Città

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