Corruzione, nel comune di Roma sale il numero dei casi: “Accertati 5 al mese”.

Abuso d’ufficio, peculato, concussione, corruzione per l’esercizio della funzione, atti contrari ai doveri d’ufficio: questi i reati che hanno visto coinvolti maggiormente i dipendenti capitolini.

La relazione annuale redatta dal responsabile della prevenzione della corruzione e per la Trasparenza , relativa al 2019, mette in luce l’aumento dei reati riscontrati negli uffici del Campidoglio. Sono cinque i casi di corruzione accertati al mese, il 45% in più rispetto al 2018.

Sono 141 i procedimenti disciplinari avviati nei confronti dei dipendenti capitolini per fatti penalmente rilevanti, quasi il 24% in più dell’anno precedente (quando erano stati 114) e al 2017 (121 procedimenti) e al 2016 (122). Nei casi più gravi, le istruttorie hanno portato a 12 licenziamenti e a una sospensione dal servizio senza retribuzione.

Quali i reati contestati? In 20 casi l’abuso ufficio, in 13 il peculato, in 11 il rifiuto di atti uffici, in 5 la concussione, in altrettanti la corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio; in 3 la corruzione per l’esercizio della funzione, in altrettanti l’induzione indebita a dare o promettere utilità, in un caso la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.


In testa alle aree più colpite da casi di corruzione c’è, come prevedibile, quella che riguarda “l’affidamento di lavori, servizi e forniture”.
Dagli appalti per il verde, a quelli per le buche. Quindi c’è il settore della gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio, poi quello dei controlli.
Non è immune neppure l’Anagrafe, con tre procedure penali avviate. Molti i casi di cui “non si conoscono nel dettaglio i fatti di reato, ma solo le norme che si assumono violate”.

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