Dante Coccia, 61 anni, medico di base con studio in un condominio di Tor Bella Monaca, è stato cacciato dal proprio ambulatorio dai residenti.
“Gli infetti non li vogliamo” gli avrebbero detto i condomini, stufi di vedere i pazienti del dottore attendere per il tampone. Nonostante le rimostranze dei vicini, il medico ha deciso di trasferire la sua attività nella sala di catechismo di Santa Maria Madre del Redentore, appoggiato dal parroco locale.
Per i pazienti c’è un ingresso separato e i tamponi possono continuare mentre dall’altra parte i fedeli assistono alle funzioni religiose.
«Se avessi provato a farli nel mio ambulatorio – racconta Coccia – si sarebbe scatenato il putiferio. Nel palazzo protestavano ancora prima che portassi i kit, tra giugno e luglio, subito dopo il lockdown: mi dicevano che le scale erano “sporche”, che non volevano che la gente si fermasse sul pianerottolo, soprattutto chi rischiava di essere infetto. Non ho avuto scelta, dovevo cercarmi un altro posto per i tamponi”.