Test rapido non affidabile: chirurgo positivo dopo il tampone

Ormai i sintomi Covid sono riconoscibili, ma per togliersi il dubbio della positività a volte non bastano un tampone rapido e un test sierologico.

È quello che è successo a Paolo Barillari, medico chirurgo e presidente della clinica Villa Mafalda.
La figlia racconta:
“Mio padre qualche giorno fa ha iniziato ad avere un po’ di raffreddore e considerato il lavoro che svolge non è andato in clinica, ma ha fatto un test rapido con un seguente test sierologico il giorno stesso che hanno dato esito negativo”.

Il medico ha continuato ad avere febbre e sintomi da raffreddore ed ha deciso di recarsi al Policlinico Tor Vergata per effettuare il tampone, che ha dato esito positivo. “Se mio padre – aggiunge la figlia – non si fosse preoccupato, se non fosse stato un medico probabilmente non si sarebbe allarmato e magari sarebbe tornato in clinica a operare da positivo mettendo a rischio un’intera comunità. La nostra storia ci ha insegnato che i tamponi rapidi hanno un potenziale indice di inesattezza molto preoccupante, non sono strumenti diagnostici eppure visto quello che sta accadendo nei drive-in, lo stanno diventando perché le strutture che possono farlo non bastano a coprire la domanda con il rischio di mandare in giro tanti falsi-negativi capaci di diffondere il virus a loro insaputa”.

Maria Stella Giorlandino a capo di Artemisia Lab spiega:
“Molti laboratori non solo hanno macchinari e strumenti per l’analisi molecolare, ma sono accreditati con il Servizio sanitario regionale, potrebbero essere di supporto nella diagnosi e ci sarebbe la massima collaborazione con la Regione nell’invio di tutti i test eseguiti e degli esiti”.

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