In pochi giorni si è arrivati a quota 109 casi e 5 decessi e la conta potrebbe non essere finita.
Il nuovo focolaio romano al San Raffaele Pisana è rimasto quasi del tutto vuoto, con reparti evacuati per la sanificazione e sotto sorveglianza della Asl.
Per arginare il cluster si sta procedendo in doppia direzione: da una parte si insegue la scia del contagio che si allarga verso le altre province, mentre i carabinieri del Nas procedono in direzione opposta, andando a ritroso per scovare il paziente uno. Vengono passati in rassegna certificati di dimissioni, cartelle cliniche e accessi. La settimana scorsa i militari hanno effettuato un’ispezione nella sede dell’Asl Roma 3 ed hanno poi inviato un’informativa al pm.
È stata ricostruita, infatti, l’attività d’indagine svolta fin ora e si è arrivati a tre piste possibili per risalire al primo contagio; sono tre nomi, due di operatori della struttura ed il terzo di un paziente risultato positivo dopo il primo tampone negativo. Proprio da questo dettaglio, gli investigatori sono partiti per mettere in discussione il sistema dei tamponi effettuato dalla clinica.
Sotto controllo anche la sperimentazione dei test sierologici, che ha visto coinvolti 200 pazienti e 250 sanitari.
Dal San Raffaele spiegano:
“È stato eseguito sotto la supervisione del Ministero della Salute e che rappresenta una verifica in più interna”, ma la Regione nega l’autorizzazione ufficiale.