Laureati in psicologia, farmacia e biologia impegnati anche nell’emergenza Covid, in questi giorni davanti a Montecitorio, sede della Camera dei deputati, si trovano a protestare contro il non riconoscimento del loro percorso professionale e chiedendo che l’esame di abilitazione sia trasformato in tirocinio abilitante. Tirocinio che segue la laurea quinquennale della durata di un anno (1000 ore) non retribuito.
L’emergenza che stanno vivendo i laureati in Psicologia e Farmacia sta vedendo nascere discriminazioni all’interno degli Atenei e nel mercato lavorativo anziché mostrare cooperazione e virtù in questo periodo storico emergenziale. Lo Stato infatti riconosce un bonus di 600euro agli Psicologi iscritti all’albo, e agli abilitandi ne chiede 500 per sostenere l’ esame di Stato “abilitante” . I laureati chiedono a gran voce di “essere equiparati alle altre professioni sanitarie” e che il tirocinio sia anche per loro abilitante, come lo è stato per i medici e per gli infermieri in questo momento difficile per tutti gli italiani.
Perchè “non esistono professioni sanitarie di serie B”.

Tra le tante testimonianze che gli abilitandi rivendicano vi è il comportamento di alcuni Atenei, sede degli esami di Stato che ad oggi non hanno ancora pubblicato i bandi di concorso (a pochi giorni dalla chiusura dell’iscrizione), mentre per i pochi pubblicati si richiedono modalità di controllo del candidato, durante la prova d’esame al limite dell’immaginazione quali mani in evidenza, sguardo fisso alla camera, parete bianca, controllo del desktop e del computer stesso e controllo della stanza. Inoltre in caso di caduta della connessione, si rimettono alla possibilità di bocciare l’esaminando, senza possibilità di appello né di rimborso della tassa pagata. L’esperienza di questi ultimi mesi di Lockdown ci insegna che vi sono forti probabilità di crash telematico come successo ad esempio per il sito dell’INPS.
Date tali premesse, si aprirà un contenzioso legale inutile e dispendioso per tutti coloro che potrebbero trovarsi in tale situazione, determinando una forte class-action di massa per gli inevitabili ricorsi legali.
Migliaia di futuri professionisti, dagli architetti ai veterinari, temono negli stessi Atenei di doversi confrontare con le stesse disposizioni indotte dal governo, in questo momento difficile in cui ogni professionista merita il rispetto e la garanzia di poter lavorare.