Anche oggi continuiamo l’approfondimento del tema obesità con il Dott. Federico Messina, specialista in Chirurgia Generale, Chirurgia Bariatrica e Chirurgia Colorettale.
“Non è facile per una persona obesa affrontare un percorso terapeutico che le consenta di vivere la propria rinascita. Lo stigma negativo che porta un soggetto obeso ad isolarsi è spesso causato dal luogo comune che si tratti di persone che cercano una scusa per giustificare la propria condizione fisica quando in realtà sono responsabili in prima persona del loro eccesso di peso per colpa delle cattive abitudini alimentari e della incapacità di controllarsi.
La realtà è che l’obesità è una malattia di cui ancora oggi conosciamo molto poco ma che per fortuna possiamo combattere con molte armi, principalmente la chirurgia.
Un intervento di chirurgia dell’obesità non è però una scorciatoia per perdere peso, ma un trattamento per rinascere, riprendere in mano la propria vita, recuperare il proprio stato di salute e migliorare la qualità della vita” spiega Messina.
Possiamo dire che la chirurgia cura l’obesità?
“Studi scientifici hanno ampiamente dimostrato come il trattamento chirurgico dell’obesità, oltre al calo del peso, riesce a garantire una riduzione dei farmaci che un paziente iperteso è costretto ad assumere, così come una drastica riduzione delle unità di insulina nei pazienti diabetici. I risultati chirurgici sono tangibili ma ci sono tanti i meccanismi molecolari ancora da comprendere per poter garantire risultati ancora migliori e duraturi nel tempo”.
Quali sono le opzioni chirurgiche possibili?
“Attualmente per trattare l’obesità distinguiamo gli interventi chirurgici in due grandi categorie: interventi restrittivi ed interventi malassorbitivi.
Lo stomaco di solito riesce a contenere circa 1-1,5litri di cibo, ma con un intervento restrittivo chiamato Sleeve Gastrectomy ad esempio, viene trasformato in un tubulo capace di contenere al massimo una banana. In questo modo lo stomaco si riempie più velocemente e il paziente avvertirà un senso di sazietà precoce ed assumerà una minore quantità di cibo”.
Continua lo specialista: “Tra gli interventi malassorbitivi, eseguo principalmente il Bypass Gastrico ed il Mini-Bypass Gastrico. Con queste tecniche viene realizzato un bypass intestinale che permette di saltare un tratto variabile di intestino che può arrivare anche fino a due metri. In questo modo il cibo resterà a contatto con la mucosa dell’intestino e con i succhi bileopancreatici per minor tempo portando così ad un minor assorbimento dei grassi.
Questi interventi hanno la caratteristica di influire anche sulla produzione di alcuni ormoni rilasciati da stomaco ed intestino. Alcuni ormoni agendo a livello cerebrale, portano a un minore senso della fame, mentre le alterazioni ormonali conseguenti agli interventi di bypass, modificano il metabolismo del glucosio portando dunque importanti benefici ai pazienti con diabete”.
Sono interventi pericolosi?
“Tutti gli interventi chirurgici hanno dei rischi che però possono essere controllati e minimizzati. Si tratta infatti di operazioni eseguite con tecniche mini-invasive in laparoscopia, che consentono un migliore controllo del dolore post-operatorio e tempi di recuperi più rapidi per cui il paziente può tornare a casa già dopo tre giorni dall’intervento e riprendere progressivamente le proprie attività”.
Ci sono alternative ancora meno invasive?
“Attualmente è possibile perdere una certa quantità di peso anche attraverso tecniche mini invasive che si possono anche eseguire in studio. Il posizionamento del pallone intragastrico, prevede l’utilizzo di un pallone di polietilene che gonfiato con acqua, dilata lo stomaco portando un senso di sazietà precoce.
In ogni caso si tratta di procedure che utilizzabili in base a specifici criteri e necessità del singolo paziente”.
È tutto così facile?
“Sottoporsi ad un intervento di chirurgia bariatrica è solo il primo passo per la cura dell’obesità. Per guarire è necessaria la piena collaborazione del paziente che già dopo l’intervento dovrà seguire un regime dietetico ed una terapia specifica, affidandosi ad un team medico multidisciplinare.
Nel mio team – conclude Messina – la collega psicologa guiderà il paziente nella gestione del suo rapporto col cibo e con i cambiamenti del suo corpo. L’endocrinologo seguirà i progressi nella gestione della terapia antiipertensiva e diabetica mentre io stesso fornirò i consigli nutrizionali necessari, accertandomi che i nutrienti essenziali, il ferro e le vitamine, vengano assunti anche con una terapia sostituiva.
Solo con un attento lavoro di squadra è possibile sconfiggere l’obesità”.