Dopo il guasto scattano le prime contromisure; la metro A diventa osservato speciale. Sul posto già intervenuti i tecnici e i periti del ministero dei trasporti per accertare le cause che hanno portato alla rotture.
Per evitare incidenti l’Atac ordina il contingentamento finché l’impianto non rientrerà in funzione: “In ottemperanza ai vigenti piani di emergenza della stazione in caso di fuori servizio di un impianto di traslazione dichiarato non utilizzabile come scala fissa in emergenza si dispone l’attivazione immediata delle procedure di contingentamento. Con attivi solo tre impianti di traslazione su quattro è possibile far accedere in banchina solo 450 persone, corrispondenti a circa metà di una banchina o 1/4 di due banchine”.
Se si dovesse pertanto superare il numero di passeggeri verranno chiusi i varchi fino allo svuotamento della banchina.
Previsti inoltre due messaggi vocali: uno per comunicare che “la stazione è momentaneamente chiusa al pubblico in attesa dello sfollamento delle banchine”, l’altro per annunciare la riapertura.
Nel documento inoltre si legge che: “In caso debba uscire un disabile durante la fase di contingentamento per l’esodo vanno utilizzati i cancelli anti panico, lasciando il varco disabili inibito”.
Incrociamo le dita perché: “in caso di fuori servizio di un secondo impianto di traslazione dichiarato non utilizzabile come scala fissa in emergenza, la stazione deve essere chiusa al pubblico in attesa di ripristino degli impianti”.
Sul caso attacca Claudio De Francesco, sindacalista Faisa Sicel: “Le scale in Atac ormai sono diventate immobili. Invece di pensare alle promozioni interne, si investano risorse per la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini”.