Centinaia di dipendenti del Comune di Roma, dopo aver prenotato, mesi fa, un appuntamento con l’istituto di previdenza capitolino per sottoporsi all’esame sierologico, ora ci hanno ripensato.
Il rischio, a questo punto, è che decine di uffici pubblici a settembre riaprano senza che i travet abbiano in tasca il certificato di negatività al coronavirus. Un attestato che naturalmente non dà la garanzia assoluta di scampato contagio, ma sicuramente è una precauzione in più, sia per i colleghi di lavoro che per migliaia di romani pronti a tornare agli sportelli, appena finita l’estate.
Dall’inizio di maggio l’Ipa ha sottoposto al test 4.631 lavoratori: vigili urbani, impiegati dell’Anagrafe, addetti dell’ufficio multe o del dipartimento trasporti. Tutti esami volontari, spesso concertati col dirigente di turno. Il 2,6%, si è scoperto, ha sviluppato gli anticorpi al Covid, insomma era stato infettato, anche se nessuno era ancora positivo al virus al momento del test.
Nelle ultime settimane, i camici bianchi dell’istituto hanno notato una mole sempre crescente di disdette. “Il numero di lavoratori che volontariamente richiedono al datore di lavoro Roma Capitale di sottoporsi al test non è stabile poiché inficiato da drop out/assenti il giorno del prelievo”, si legge nelle carte interne.
Al Comune non resta quindi che rafforzare le analisi a vacanze finite. L’Istituto di previdenza ne ha già programmate 5.730, si partirà il 24 agosto e si andrà avanti per tutto settembre.