D’Amato, la situazione coronavirus a Roma, i vaccini anti influenzali e gli ospedali Covid

Alessio D’Amato, assessore del Lazio alla Sanità e guida dell’unità di crisi per il coronavirus, ha espresso alcune considerazione sullo stato attuale e sui prossimi mesi, in cui la città di Roma sarà chiamata a muovere i primi passi per evitare un ritorno di fiamme del virus.

La situazione nella Capitale è ben diversa da quella lombarda:
“Il rallentamento è collegato alle misure di contenimento. I positivi che troviamo oggi in media sono stati contagiati 14 giorni fa. Nel Lazio, secondo i nostri esperti, l’R, vale a dire l’indicatore della velocità del contagio, è già sotto l’1. Siamo convinti che a Roma, in particolare, arriverà vicino allo zero a fine mese. Ma a una condizione.
Non devono esserci comportamenti irresponsabili nei prossimi giorni. Sono molto preoccupato per Pasqua e Pasquetta, ci sarà chi avrà la tentazione di uscire. Sarebbe deleterio, sarebbe come tornare alla casella del via, può disperdere i risultati ottenuti. Fino a quando non ci sarà un vaccino per il coronavirus dovremo mantenere forme di prevenzione dell’epidemia”.

Si pronuncia poi sulla questione vaccini e sugli ospedali Covid:
“Non ci potremo permettere sovrapposizioni. Se nello stesso periodo dovessimo avere nei pronto soccorso pazienti con sintomi da Covid-19 e altri con sintomi da influenza stagionale, il sistema non reggerebbe. Per questo dobbiamo partire ora con l’acquisto dei vaccini anti influenzali: l’anno scorso ne abbiamo fatti 1,2 milioni, in autunno ne servono almeno 2,5 milioni. E penso che la linea del Lazio sarà seguita anche dall’Italia”

Per quanto riguarda le strutture realizzate appositamente per trattare il Covid-19, “devono restare, perché sarà una battaglia ancora lunga. Prima di questa emergenza avevamo 569 posti di terapia intensiva, ne abbiamo attivati altri 400. Oggi quelli di terapia intensiva riservati esclusivamente a Covid-19 sono circa 500, il tasso di occupazione è attorno al 50 per cento. Per questo abbiamo accettato di ospitare, ogni giorno, un paziente di altre regioni che necessita di ricovero in terapia intensiva. Ma il futuro, fino a quando non ci sarà un vaccino, ci chiederà di avere sempre pronta una risposta in termini di strutture sanitarie. Dovremo potenziare le indagini epidemiologiche che nel Lazio hanno funzionato bene ogni qual volta emergeranno casi positivi, isolando i contatti e creando zone rosse quando servirà come abbiamo fatto a Fondi, Nerola e Contigliano”

Impostazioni privacy