Coronavirus, 6000 persone in attesa del tampone: esami a domicilio

A Roma e nel Lazio sono circa 6000 le persone in attesa di conoscere la verità sulla propria condizione di salute. Tutte in contatto con i propri medici di base o con le Asl di riferimento, aspettando a casa di capire se sono stati contagiati dal coronavirus o meno.

La stima tiene conto dei 2600 sotto sorveglianza sanitaria domiciliare che hanno già svolto il primo tampone e sono in attesa del secondo o del terzo.
Il problema è che i test non sono disponibili per tutti; molti aspettano di poter tornare a lavoro e tanti altri sono in quarantena da troppo tempo senza sapere con sicurezza se possono avvicinare famigliari o uscire per fare la spesa.

Mancano i reagenti, servono medici e infermieri e, qualora, ci fossero anche tutti, non sono sufficienti i dispositivi di protezione individuale per recarsi in ogni domicilio. Ma la Regione sta prendendo provvedimenti.
Stamani si terrà la prima riunione operativa per approntare il piano di intervento in modalità drive in delle nuove squadre Uscar, ossia le Unità speciali di continuità assistenziale regionale.
Circa 800 medici e infermieri volontari che hanno risposto al bando di reclutamento chiuso due giorni fa. “Con il loro apporto – spiega l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato – stiamo organizzando un sistema di tamponi drive in che verranno estesi in tutti i municipi di Roma, in modo da accelerare le procedure su prenotazione. Nessuna zona rimarrà scoperta. Saranno, dunque, impegnate le unità mobili Uscar”.

L’utente che sospetta di essere affetto da Covid-19 viene contattato e invitato a recarsi in auto – senza potere mai scendere o fare tappe intermedie lungo il tragitto – sul luogo convenuto dove troverà l’équipe sanitaria pronta a fare il tampone attraverso il finestrino della vettura tirato giù.

“Finora – spiega Pier Luigi Bartoletti, leader dei Medici di famiglia romani e vicepresidente dell’Ordine dei medici di Roma – si sono dovute concentrare le risorse nelle situazioni più critiche. La Asl 4, per esempio, esegue una media di 100 tamponi al giorno, la Asl 2 che è la più popolosa di Roma con 1,3 milioni di abitanti, negli ultimi giorni è stata impegnata su più fronti: al Selam Palace, a Villa Fulvia, presso le comunità religiose. Impossibile tamponare tutti.
E c’è un fattore principale – aggiunge il medico – e lo spiego così: poniamo anche di avere 1000 tamponi a disposizione, 1000 medici e 5 tute protettive per gli operatori. Quanti tamponi credete si possano fare? Cinque. Non si può usare la stessa tuta per entrare in contatto con più persone o entrare in più case e le procedure di vestizione e svestizione richiedono molto tempo”.
“La mancanza di reagenti – aggiunge Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici romani – è un problema mondiale, la domanda è aumentata a dismisura e la produzione fatica a soddisfarla tutta. Ma il problema dell’approvvigionamento dei dispositivi, mascherine e tute, è ancora più fondamentale: se ne fossimo tutti provvisti, dai medici ai cittadini, potremmo ripartire prima o avremmo potuto non bloccare nulla”.

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