Nei giorni scorsi, gli ospedali romani hanno subito diversi attacchi informatici da parte di hacker che hanno tentato l’accesso nei sistemi interni delle strutture ospedaliere.
Anche lo Spallanzani sotto attacco, probabilmente dovuto alla rilevanza mondiale che ha avuto in questi mesi riguardo l’emergenza coronavirus.
L’obiettivo degli aggressori è quello di destabilizzare, cercando di far perdere informazioni sui malati e sull’epidemia in generale.
Fortunatamente, gli attacchi sono stati tempestivamente bloccati dai Servizi nazionali a tutela pubblica, che hanno ripristinato la sicurezza del sistema.
Anche Spagna e Francia hanno subito le stesse aggressioni, così come molti altri paesi.
Secondo il Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), i casi registrati in Italia vanno visti come un “fenomeno di portata mondiale che cerca di sfruttare l’emergenza Coronavirus, spesso con attacchi cosiddetti Ransomware, ispirati cioè da finalità di lucro e non dall’intento di esfiltrare dati sensibili”.
Gli esperti hanno spiegato le procedure di attacco, riconoscendo che probabilmente l’iniziativa è di stampo cinese o giapponese.
“Il malware (una sorta di codice maligno) viene lanciato attraverso milioni di mail e parte da un software pirata. Spesso contiene un file o un pdf che sembra arrivare da un altro ospedale, o in alcuni casi anche dall’Oms, e quindi ti induce ad aprirlo. Non tutte le strutture sanitarie hanno computer aggiornati in grado di bloccare il virus. Nel momento in cui viene aperto i dati sono persi. In alcuni casi viene chiesto un riscatto per sbloccarli e, a quel punto, qualcuno ha anche dovuto pagare con i bitcoin, la criptovaluta. Ma il fenomeno non è nuovo, avviene in periodi di crisi internazionale”.