È attesa per domani mattina la riunione tra maggioranza e opposizione che dovrebbe dare il via al confronto sul salario minimo.
Le opposizioni unite (esclusa Italia Viva) portano avanti la loro proposta di legge, mentre il governo ritiene che la strada per risolvere il problema del lavoro povero debba passare per il rafforzamento della contrattazione collettiva e rendendo strutturale la riduzione del cuneo fiscale.
Giorgia Meloni ritiene inefficace una soglia minima a 9 euro e come lei tutta la maggioranza e il governo. Il rischio, secondo la premier, sarebbe una contrattazione al ribasso nella dinamica salariale.
Berrino (FdI): “Ci aspettiamo un incontro costruttivo”
“Ci aspettiamo un incontro serio e costruttivo, cioè non basato su questioni ideologiche. Bisogna capire cosa si intende veramente per salario minimo e quali sono gli strumenti per poter superare i contratti collettivi pirata. E si deve ragionare anche su come ridare respiro ai lavoratori che percepiscono buste paga troppo basse rispetto al lavoro che fanno”. Così, ai microfoni di Notizie.com, Gianni Berrino, in Commissione lavoro al Senato per Fratelli d’Italia.
“Sono certo che la premier non abbia convocato una riunione per perder tempo. Ci si siederà al tavolo con idee differenti. È bene chiarire i lati positivi e negativi del salario minimo. Nella discussione si dovrà tener conto di vari aspetti. Innanzitutto tante volte gli stipendi estremamente bassi sono dovuto al lavori nero. Altre volte invece, a contratti collettivi stipulati con sindacati non rappresentativi al massimo dei lavoratori, spesso in accordo con imprenditori non completamente rispettosi. Infine c’è un altro problema: alcuni datori fanno lavorare i dipendenti per poche ore alla settimana. In questo caso gli stipendi bassi sono dovuti al numero o ore o di giornate lavorate”, aggiunge il senatore.
Berrino: “Lavorare sulla contrattazione collettiva”
Secondo Berrino, va rafforzata la contrattazione collettiva: “Penso che si debba lavorare sulla contrattazione collettiva, specie sugli accordi frutto di dumping contrattuale. Inoltre, si deve intervenire su chi lavora ma resta sotto la soglia di povertà. Non penso che un salario minimo per legge a 9 euro possa essere la soluzione a questo. Anche perché a questo punto mi chiedo perché nessuno ci abbia mai pensato prima. E mi pongo anche un altro problema: chi pagherebbe l’aumento a coloro che oggi hanno salari minimi sotto i 9 euro all’ora? In Senato ho fatto l’esempio delle badanti. Queste, con un contratto in regola di 36 ore alla settimana, hanno uno stipendio mensile di circa 1.470 euro al mese, con una paga oraria fissata a circa 7,70 euro. Se dovessimo aumentare il salario a 9 euro, ci sarebbe un incremento dello stipendio di circa il 15%. Chi pagherebbe la differenza? Quanti posti di lavoro perderemmo? In Italia uno stipendio di 1.500 euro è dignitoso. Quindi quale sarebbe il costo? Immagino che il pubblico non possa intervenire per pagare alle aziende parte degli stipendi dei lavoratori. E c’è il rischio che i privati rinuncino a tenere lo stesso personale se gli costasse il 15% in più. Si deve ragionare su questi temi, e sempre nel rispetto dei contratti collettivi nazionali”.
Salario minimo, Tenerini (FI): “Partiti che ora fanno battaglia, ne erano inorriditi”
Sulla stessa scia di Fratelli d’Italia, anche Forza Italia. Sempre a Notizie.com, la deputata Chiara Tenerini, in Commissione Lavoro, dichiara: “Innanzitutto bisogna dire che le forze politiche e anche i sindacati che oggi fanno battaglia, qualche mese fa avevano posizioni diverse. Tutti, fino all’anno scorso, guardavano inorriditi al salario minimo. Gli stessi partiti che facevano parte del governo Draghi erano quasi riusciti col ministro Orlando ad andare a dama rispetto a una soluzione che non lo prevedeva, ma che faceva riferimento all’estensione della contrattazione. In quell’occasione l’esecutivo aveva trovato una sintesi, poi il governo è caduto. L’ex ministro Orlando dovrebbe ricordarsi questa circostanza. Sarebbe bello se tutti tornassero a quelle posizioni. In Italia abbiamo una delle contrattazioni collettive più forti d’Europa, abbiamo portato avanti un percorso, come hanno fatto certi partiti dell’opposizione. Non c’è necessità di introdurre il salario minimo. Piuttosto c’è la necessità di lavorare sulla contrattazione collettiva, per coprire la parte dei lavoratori che ne sta fuori, e su quegli accordi con valori molto bassi rispetto anche dei 9 euro che vengono prospettati ora”.
Scotto (Pd): “Se Meloni parte da quanto detto ieri, ci aspettiamo poco”
Di contro c’è il Pd, con Arturo Scotto, in Commissione lavoro alla Camera: “Se la base della riunione per Giorgia Meloni sono le dichiarazioni di ieri, ci aspettiamo molto poco. Auspico che ci sia qualcos’altro, altrimenti è evidente che l’intenzione è fare una semplice passerella senza affrontare il tema del salario minimo legale. La nostra proposta è l’unica in campo anche in Parlamento. Dunque si parte da questa base e non da altri giochi di prestigio come provano a fare maggioranza e governo”.
In merito alla criticità rilevata dal governo sul rischio della contrattazione al ribasso nella dinamica salariale, Scotto dichiara: “Meloni non ha letto la nostra proposta di legge. Evidentemente nella trascrizione degli appunti che ogni mese legge al popolo italiano a reti unificate, gli sarà sfuggito il nostro testo. Cosa singolare. È scritto che nessuno deve lavorare sotto i 9 euro e i minimi tabellari sono agganciati ai contratti comparativamente più rappresentativi. Per fare un esempio: se un contratto è di 11 euro, non si scende al di sotto. Se è di 7 euro invece, deve aumentare almeno a 9 euro. È semplice”, conclude Scotto, in un’intervista a Notizie.com.
Magi (+Europa): “Parole di Meloni, contundenti”
“La situazione mi sembra piuttosto chiara. Le opposizioni hanno presentato una proposta unitaria in Parlamento, che alla Camera una settimana con le forze di maggioranza ha votato una sospensiva di due mesi. Le parole di ieri di Meloni sono contundenti, rispetto ad un invito arrivato lo scorso lunedì. Mi pare evidente un’ambiguità da parte del governo. Se si chiede un confronto, vuol dire che hai meditato una posizione diversa rispetto a quelle assunta nel recente passato. Se invece lo scopo è quello di una passerella estiva di governo per dire al Paese che la maggioranza ha a cuore la questione salario minimo, allora Meloni sbaglia e non ci cascheranno di certo le opposizioni”. Così, Riccardo Magi di +Europa a Notizie.com.