Il consigliere Roberta Lombardi, appartenente al Movimento 5 Stelle, ha risposto ad alcune domande riguardo il rapporto con il Pd in Regione e per le prossime elezioni in Campidoglio.
Di seguito l’intervista riportata da “Il Messaggero”.
Consigliere Roberta Lombardi, alla Regione Lazio voi del M5S lavorate ad un’intesa con il presidente Zingaretti per entrare in maggioranza. A che punto siete?
«Dal 2018 abbiamo fatto in Regione un’opposizione utile, scegliendo di essere meno isolazionisti. Allora ci siamo parlati e cercando l’intesa su un programma abbiamo trovato 6-7 punti di incontro. Ora il fatto che l’assessore al bilancio Sartore sia andata al Mef lasciando la giunta ha creato un’occasione, ma nulla è deciso».
Si corona un percorso quindi, ma entro quando?
«L’interlocuzione è aperta ma non c’è fretta, servono una serie di passaggi. So che Zingaretti porterà la cosa in direzione regionale. Anche noi faremo il punto, ma non decideranno i consiglieri. Nel caso ci sarà una consultazione su Rousseau».
Prenderà lei il posto da assessore al Bilancio?
«Dubito che me lo daranno. La mia storia dimostra che antepongo il M5S. Se è utile do la disponibilità, ma che io faccia l’assessore non è un obbligo».
L’intesa in Regione anticipa quella per il sindaco a Roma?
«No, sono partite separate».
Però cercherete un accordo?
«Ad agosto abbiamo chiesto agli iscritti se erano d’accordo che dove ci fosse la possibilità ci si alleasse con forze politiche tradizionali. La risposta è stata positiva ed è già successo, come a Pomigliano. Una decina di gruppi 5s nel Lazio lavorano con Pd e centrosinistra per provare delle liste. Se si incontrano programmi e persone si andrà insieme, se ciò non accadrà no».
Quindi? Correrete o no col Pd?
«Credo che il nostro avvicinamento non significhi che dobbiamo stare insieme ovunque. Roma farà il suo percorso. A me piacerebbe un confronto su un programma con obiettivi comuni, come transizione ecologica o lotta alla corruzione. I nomi arriverebbero dopo. In questo senso si potrebbe pensare a delle primarie della rete progressista».
Delle primarie con Virginia Raggi e Roberto Gualtieri?
«Sono nomi che sono stati fatti. Potrebbero sfidarsi con altri».
E l’idea di correre soli per poi convergere al secondo turno?
«Non la amo, per me bisogna andare dall’elettore in maniera leale e dirgli questo è il progetto e così possiamo realizzarlo. Però mi rendo conto che per la storia del M5S e del Pd a Roma non è detto si riesca a fare».
Un giudizio su Raggi? Si è ricandidata tra mugugni 5s, ma ora ha l’appoggio di Grillo.
«Per me questa consiliatura ha portato Roma a cambiare rotta. Mi viene in mente il film Titanic nella scena in cui la nave sta per scontrarsi con l’iceberg, lo vedono e danno l’indietro tutta alle macchine. Lì c’è un momento di sospensione perché non sanno se i motori ce la faranno a ripartire. Noi abbiamo superato lo stallo e riacceso i motori, evitando che l’amministrazione romana si sfracellasse. Ora la rotta è cambiata ma non siamo abbastanza lontani dall’iceberg».
Il capitano sarà ancora la Raggi?
«Non mi appassiona il chi ma il progetto, capire cosa si vuole fare di questa città. Prima dobbiamo decidere dove andare».
A livello nazionale il M5S sta cambiando, Conte però ha chiesto tempo per accettare.
«Certo, ha preso qualche giorno per conoscere il contesto della nostra realtà associativa. Abbiamo uno statuto e una non organizzazione sul territorio di cui lui non si è interessato, perché faceva altro. Si è messo a disposizione e sono certa elaborerà un piano che non sarà velleitario e ristrutturerà il M5S».
La guida unica contraddice però gli iscritti che hanno chiesto un comitato direttivo a 5.
«Quella scelta è frutto di un percorso che non si può ignorare, e sono certa che Conte non lo farà. Bisogna trovare una soluzione che riesca a coniugare la nostra storia con la necessità di avere una figura autorevole che sintetizzi le nostre posizioni».
Lei è nel comitato di garanzia che approverebbe un cambio di statuto, ci lavorate? C’è anche l’ipotesi di un logo e un’associazione nuova con Conte fondatore.
«Non siamo stati convocati e per ora non stiamo ragionando su una nuova fondazione».
Si finirà con il comitato a sostegno di Conte come una segreteria politica?
«Per me sarebbe l’uovo di colombo. Ma io esprimo la mia opinione e uno vale uno».