Raggi-Salvini, su campi rom: “Dalla parte della legalità”

Si è concluso all’ora di pranzo l’incontro al Viminale tra il ministro Matteo Salvini e la sindaca Virginia Raggi, incentrato per lo più sulla questione dei campi rom.

Al riguardo i due,  sembrano sulla stessa lunghezza d’onda.

“I bambini devono andare a scuola, le auto vanno assicurate, va fatta la dichiarazione dei redditi e i roghi tossici non fanno parte della legalità” dichiara il vicepremier del governo gialloverde. Raggi segue: “Questa amministrazione è dalla parte della legalità, di chi la rispetta e delle persone fragili”. La parola “fragilità” non la troviamo nelle frasi del ministro. Che comunque ammorbidisce: “Non vogliamo discriminare nessuno ma chiediamo parità di diritti e doveri”. Due discorsi sostanzialmente simili nei toni, pressocché identici nei contenuti.

“A me interessa che la legalità venga ripristinata – ribadisce ancora il leader della Lega oggi al governo a fianco dei grillini – a prescindere dalle lettere delle Corti”. Il riferimento è al caso del Camping River. Che pende come una spada di Damocle sul futuro sia dell’insediamento di Prima Porta che dell’intero piano rom firmato M5s. Di ieri lo stop della Corte europea allo sgombero delle famiglie, a seguito di un ricorso di tre abitanti supportati dall’associazione 21 luglio. I giudici di Strasburgo hanno imposto la sospensione delle operazioni di Polizia fino al 27 luglio, il tempo necessario al Comune per dimostrare di aver offerto delle alternative abitative ai ricorrenti prima di costringerli in strada.

Sul punto Salvini rispolvera lo stile da comizio elettorale: “Non sarà Strasburgo a bloccare il ripristino della legalità nel Comune di Roma”. E ancora: “Ho messo a disposizione la forza pubblica per garantirla. Mi pare che il Comune abbia risposto in meno di 24 ore alle richieste della Corte”. Poi l’affermazione dai toni accusatori: “È una Corte curiosa quella che ci mette alcuni anni per arrivare ad alcune sentenze e una manciata di minuti per altre decisioni”.

Anche la sindaca Raggi si esprime sul River, difendendo il proprio operato. “Chi pensa che per sgomberare un campo rom ci vogliano due giorni o è in malafede o non conosce la situazione. Ci vuole un’azione ferma e di sistema”. Già, ma è la stessa sindaca ad aver firmato un’ordinanza che lo sgombero lo imponeva in due giorni. “A Roma questa situazione dura da 10 anni. Noi stiamo andando avanti e ieri, in meno di 24 ore, abbiamo risposto alla Corte di Strasburgo”. E ancora: “È un anno che lavoriamo all’interno del campo e ora la metà delle persone se ne è andata”. A onor del vero, usufrendo delle possibilità offerte dagli uffici capitolini, se ne sono andate 16 persone su 350 iniziali: 14 hanno lasciato l’insediamento con il rimpatrio volontario assistito in Romania, gli altri due hanno trovato una sistemazione per loro conto. Numeri esigui. Ma la sindaca è soddisfatta: “È un percorso mai tentato prima che dimostra che questa amministrazione è dalla parte della legalità, di chi la rispetta e delle persone fragili”.

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