Nel corso di una intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Stampa” è intervenuto l’esponente del Partito Democratico, Piero Fassino
Uno degli argomenti principali, per quanto riguarda la politica generale, di queste ultime ore non può che essere quello relativo al vertice Italia-Africa per il “Piano Mattei“. Di questa vicenda ne ha parlato Piero Fassino. L’attuale esponente del Partito Democratico ne ha parlato in una lunga intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Stampa” in cui ha voluto fare il punto della situazione.
Il politico ha voluto invitare l’Europa a fare la sua parte in questo importante progetto visto che altri Paesi si stanno muovendo. Tra questi spuntano: Cina, Russia, Brasile, India, Turchia e Stati Uniti D’America. Senza dimenticare anche il Marocco e l’Egitto che hanno effettuato le loro strategie panafricane.
Per Fassino, però, l’Unione Europea gli strumenti se li è dati grazie all’Africa Plan prima e poi con il ‘Global Europe Gateway’, con uno stanziamento di 150 miliardi di euro. Senza dimenticare anche gli investimenti di ciascun Paese europeo in Africa si va a superare la presenza cinese.
Piano Mattei, Fassino dubbiosi: “Con quali soldi lo si attiva?”
Adesso, però, il problema principale per Fassino è uno solo: la mancanza di soldi per poter investire. Il suo è un chiaro invito all’Italia che deve entrare a far parte di questo scenario. Anche se, a dire il vero, non si tratta affatto della prima volta che il nostro Paese effettua questo tipo di mossa. In precedenza ci avevano pensato altri ex presidenti del Consiglio come Romano Prodi, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Per Fassino questi ultimi tre hanno dato un importante impulso alla politica per quanto riguarda l’Africa.
Un ‘Piano Mattei’ che, però, non riesce a soddisfare del tutto il politico dem. Tanto è vero che si pone anche una domanda. In conclusione afferma: “Qui si apre una serie di problemi. Primo tema: con quali risorse si finanzia il piano? Meloni ha annunciato 5,5 miliardi, ma poi ha dovuto dire che li prende da fondi già dedicati ad altre finalità, la conversione energetica e la cooperazione allo sviluppo. Insomma, si spostano solo risorse che c’erano già, ma non ci sono risorse aggiuntive”.