Capitano Ultimo: dal 3 settembre senza scorta

Nonostante le innumerevoli polemiche e la petizione lanciata su web, da lunedì 3 settembre 2018, il capitano Ultimo, l’uomo che nel 1993 arrestò Totò Riina, è senza scorta.

La revoca è stata disposta  proprio nel giorno in cui ricorreva l’anniversario dell’omicidio ddel generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’autista Domenico Russo. Il capitano Ultimo non potrà quindi  più utilizzare l’auto blindata di scorta. La decisione di revoca è stata messa in atto dall’Ucis, l’organo preposto alla concessione e alla revisione delle scorte ai cittadini considerati in pericolo di vita.

Tale decisione era stata annunciata con sdegno proprio dalla figlia del generale Dalla Chiesa, la conduttrice televisiva Rita Dalla Chiesa, attraverso un post pubblicato su Facebook. Nel giro di poco tempo si sono si sono scatenate violente polemiche e il capitano Ultimo è stato difeso da molti esponenti parlamentari che hanno chiesto delucidazioni al ministro dell’Interno Matteo Salvini. “È una decisione incredibile. Sono indignata, dispiaciuta e amareggiata, non riesco a capirne fino in fondo i motivi. Ci si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso. Non sono andata a Palermo oggi per ricordare mio padre anche per questo motivo, ho preferito stare vicino a Ultimo. Nella sua solitudine ho riconosciuto la stessa di mio padre. Ma la solitudine cui è lasciato un uomo che ha fatto tanto per noi, per i cittadini, per questo stesso Stato, non può essere dimenticata o minimizzata perché é la solitudine che ti porta verso il pericolo. Questo mi preoccupa molto, anche se gli uomini di Ultimo sicuramente non lo lasceranno solo. Ma è lo Stato che non dovrebbe mancare”, questa è stata la dichiarazione di Rita Dalla Chiesa in merito alla vicenda.

Il Capitano Ultimo rispetta tale presa di posizione, alla vigilia della revoca, però, ha protestato contro la decisione dell’Ucis e su Twitter ha diffuso una serie di tweet contro lo Stato: “No all’omertà, no al mobbing di Stato”.  Su Sergio De Caprio pende una “condanna” della mafia: più volte molti collaboratori di giustizia hanno dichiarato che il boss Leoluca Bagarella aveva intenzione di farlo uccidere. E proprio sulla pericolosità di Bagarella, che resta un temibile killer di Cosa nostra, che bisogna porre attenzione. Tanto è vero che è al 41 bis in carcere.

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