In Vaticano due sacerdoti sono stati rinviati a giudizio dal Tribunale del Papa. Si tratta di Don Gabriele Martinelli e di Don Enrico Radice.
Il primo colpevole di violenza sessuale su minori; il secondo, rettore del collegio stanziato non lontano da Casa Santa Marta, è accusato di favoreggiamento.
La decisione, presa dal Tribunale del Papa, è stata probabilmente rinforzata dal tanto materiale ritrovato grazie alla decisione della Magistratura italiana proprio in casa di don Gabriele Martinelli.
Gli abusi sessuali sarebbero stati compiuti sui “chierichetti del Papa”, una cinquantina di ragazzini che vivono nella struttura educativa del Vaticano e che ogni domenica svolgono servizio alle funzioni liturgiche nella Basilica di San Pietro. Proprio laddove dovrebbe esserci la più pura e la più candida cristianità.
C’erano sospetti già da un po’ di tempo ma, come spesso accade nel Vaticano, tutto era stato messo a tacere e sotto terra.
Addirittura c’era stato chi, come per esempio il cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica e responsabile di ogni singolo movimento presente nel preseminario (proprio dove gli adolescenti svolgevano servizio), diceva di non aver visto alcuno strano movimento e che tutto stava volgendo assolutamente nel migliore e nel più normale dei modi.
Addirittura, lo stesso cardinale, rassicurava i genitori che avevano mandato gli stessi figli proprio lì.
Ad alzare la sabbia fu Gianluigi Nuzzi che, per primo, iniziò a parlare di tutto questo in un suo libro.
Parole pesanti quelle presenti nel libro di Nuzzi “Peccato Originale”. Parole troppo importanti per passare inosservate.
Lo stesso Papa Francesco, infatti, volle approfondire il tutto fino ad arrivare, appunto, alla decisione finale uscita fuori durante la giornata di ieri: grazie ai provvedimenti del 16 e del 17 settembre, Giampiero Milano, il Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato Vaticano ha richiesto il rinvio di Don Gabriele Martinelli, accusato di abusi sessuali su minori avvenuti prima dell’anno 2012; chiesto il rinvio anche a Don Enrico Radice che, mentre capitavano le tragedie, altro non faceva che insabbiare il tutto cercando di cancellare ogni possibile prova.
Furono di estremo aiuto le rivelazioni di un ex seminarista, Kamil Jarzembowski, che con incredibile precisione, frutto di un pensiero che è sempre stato è sempre sarà indelebile come trauma nella mente, raccontò ogni dettaglio parlando di strane amicizie, attaccamento ossessivo, lettere anonime e, come se non bastasse, anche ricatti.
I primi a denunciare pubblicamente lo scandalo, appunto Gianluigi Nuzzi con il suo libro inchiesta “peccato originale” e la trasmissione televisiva “Le Iene”.