D’Amato sulla variante Omicron: “A febbraio fuori dall’emergenza”

Parole incoraggianti quelle spese dall’assessore D’Amato sul futuro del Lazio e della pandemia Covid in un’intervista riportata dal quotidiano Il Messaggero.

Assessore D’Amato c’è una data di scadenza per la pandemia?
«Non scadrà all’ora “x” nel giorno “y”, entreremo in una fase endemica di convivenza con il virus e aspettiamo con grande attesa l’aggiornamento del vaccino, sperando in un richiamo annuale come avviene per l’influenza. A quel punto potremo dire di avere vinto». 
Meno di un mese alla metà di febbraio, qual è la situazione odierna?
«Continuiamo ad avere un numero importante di casi ma se avessimo avuto gli stessi contagi senza vaccino avremmo contato i morti lungo le strade. L’incidenza odierna resta alta, siamo a 1.460 casi per 100 mila abitanti ma l’impatto si può contenere anche perché l’indice Rt è sceso a 0,64. Oggi (ieri ndr) abbiamo superato i 3 milioni di richiami e stiamo al 60% della popolazione over 12 con dose booster, a fine mese arriveremo al 70%, a metà febbraio supereremo il 90%».
L’Austria ha tagliato corto: obbligo vaccinale per tutti. Perché noi non ci arriviamo?
«Io sono pienamente d’accordo con quanto deciso dall’Austria, da noi deve essere il Parlamento a intervenire. Su alcune fasce, come la popolazione in età pediatrica, esiste già l’obbligo vaccinale per determinate patologie e non sarebbe dunque una novità. Le dico una cosa».
Prego.
«Se noi avessimo avuto l’intera popolazione vaccinata si sarebbe di gran lunga ridotta la pressione sulla rete ospedaliera, evitando di ritardare gli interventi per la presa in carico di pazienti Covid».
Problematica questa che è tornata a farsi sentire più di prima.
«Sì, ma abbiamo anche dei risultati: per le attività chirurgiche abbiamo avuto nel 2021 un recupero sul 2020 di 9 mila interventi. Due anni fa gli interventi sono stati 201 mila, l’anno scorso abbiamo recuperato salendo a 210 mila. Certo, nel 2019 erano stati 230 mila ma il nostro obiettivo è proprio questo: superare i livelli di tre anni fa e lo ribadisco, se non avessimo avuto i vaccini avremmo avuto tutti gli ospedali pieni solo di pazienti Covid, oggi la pressione c’è ma è contenuta e abbiamo iniziato a recuperare: è un fattore importante».
A proposito di pressione ospedaliera, c’è il rischio di sforare i limiti di occupazione e passare in zona arancione?
«Adesso sull’ordinario siamo al 29,4% e al 17,2% per le Terapie intensive dove, ricordo, i due terzi dei pazienti ricoverati non sono vaccinati e pertanto se lo fossero stati quei posti sarebbero stati utili a soddisfare altre criticità. Al momento non passeremo in zona arancione ma non possiamo comunque escluderlo. Come si sta vedendo l’Omicron, che da noi è oltre l’83%, è facile da trasmettere per cui l’uso della mascherina è l’elemento base con cui difendersi».
L’ordinanza regionale sull’uso dei dispositivi di protezione all’aperto è in scadenza, sarà rinnovata?
«Siamo in zona gialla e dunque l’uso della mascherina all’aperto è obbligatorio, va in automatico».
Lei non lo manda a dire quanto importante sia la copertura vaccinale. All’Umberto I è morta da non vaccinata una donna di 28 anni, a Latina un altro 28enne non vaccinato ha perso la vita.
«Non si può morire così giovani. In merito alla morte della giovane madre attiveremo dal 2 febbraio degli “Open day” specifici sulle donne in gravidanza, coinvolgendo ginecologi, ostetriche e psicologi nonché tutti i punti nascita della Regione».
Capitolo scuole: regna il caos. Che fare?
«Bisogna semplificare le procedure sopratutto per chi ha ricevuto la terza dose. A metà febbraio avremo un’ampia copertura che riguarderà anche gli studenti e come Regione abbiamo avanzato una richiesta specifica al governo sul modello degli Stati Uniti: anche se positivi ma asintomatici dopo cinque giorni di isolamento i contagiati devono essere fuori, liberi, senza fare il tampone di verifica. Se si stabilisce a monte che la platea dei vaccinati in terza dose ha una procedura diversa perché è più coperta, di riflesso tutto si semplifica anche perché la scienza lo ha evidenziato: la trasmissibilità dell’Omicron è veloce, due o tre giorni al massimo, per cui dopo cinque giorni senza sintomi si può tornare alla vita normale e questo deve valere anche per la scuola».
C’è pure il capitolo “furbetti” over 50 che adesso, per evitare la vaccinazione, vanno alla caccia delle esenzioni. Che si fa?
«I furbetti non la passeranno liscia, faremo una verifica ad ampio raggio garantendo le esenzioni per chi ne ha diritto ma le assicuro la platea è davvero esigua».

Fonte: Il Messaggero

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