Ardea, una casa sicura per le donne vittime di violenza

Sono iniziati i lavori per la ristrutturazione e l’installazione dei
sistemi di sicurezza di una casa rifugio ad Ardea.

Un grazioso villino con giardino che costituirà un’abitazione sicura
per la protezione non solo delle donne, ma anche dei suoi figli.

La casa sicura verrà assegnata e gestita da apposita organizzazione
individuata tra quelle accreditate per questo genere di servizio.

Sono particolarmente soddisfatto per aver finalmente raggiunto questo
importante obiettivo. C’è voluto oltre un anno per individuare il
luogo adatto, reperire i finanziamenti, realizzare il progetto e
assegnare i lavori. Quest’opera si aggiunge a quella della casa
“diurno” per ragazzi e adulti con disabilità, che entrerà in
funzione questa stessa estate e denota l’attenzione di
quest’amministrazione nei confronti dei soggetti più deboli della
nostra comunità.

Estratto dal sito del Ministero della Salute:

La violenza contro le donne rappresenta un importante problema di
sanità pubblica, oltre che una violazione dei diritti umani.
La violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute
fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze
possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare,
limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli. I
bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari
possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti
della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera
comunità.

I numeri della violenza contro le donne
• Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3.
• In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto
nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o
sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o
ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7%
dei casi da partner.
• Secondo il Rapporto Istat 2019 sulle donne vittime di omicidi, delle
111 donne uccise nel 2019, l’88,3% è stata uccisa da una persona
conosciuta. In particolare il 49,5% dei casi dal partner attuale,
corrispondente a 55 donne, l’11,7%, dal partner precedente, pari a 13
donne, nel 22,5% dei casi (25 donne) da un familiare (inclusi i figli e
i genitori) e nel 4,5% dei casi da un’altra persona che conosceva
(amici, colleghi, ecc.) (5 donne). Per oltre la metà dei casi le donne
sono state uccise dal partner attuale o dal precedente e in misura
maggiore rispetto agli anni precedenti: il 61,3% delle donne uccise nel
2019, il 54,9% nel 2018 e il 54,7% nel 2014.

• Nel mese di marzo 2019 la Polizia di Stato ha registrato, in media,
ogni 15 minuti una vittima di violenza di genere di sesso femminile.
Maltrattamenti, stalking, abusi sessuali, fino alla forma più estrema
di violenza: il femminicidio, commesso nella maggior parte dei casi in
ambito familiare.
Questi dati evidenziano le gravi dimensioni del fenomeno che costituisce
un rilevante problema di sanità pubblica, oltre che una violazione dei
diritti umani.

La violenza contro le donne e la pandemia Covid-19
Laddove le famiglie sono più a stretto contatto e trascorrono più
tempo assieme, come avvenuto durante l’attuale pandemia, aumenta il
rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza soprattutto
se in famiglia vi sono gravi perdite economiche o di lavoro. Man mano
che le risorse economiche diventano più scarse, possono aumentare anche
forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner.
Nel periodo marzo – ottobre 2020, quindi durante la pandemia da
Covid-19, i dati Istat sulle chiamate al numero verde antiviolenza 1522
(promosso e gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la
Presidenza del Consiglio) evidenziano che il numero delle chiamate
valide, sia telefoniche sia via chat, è notevolmente cresciuto rispetto
allo stesso periodo dell’anno precedente (+71,7%), passando da 13.424
a 23.071. La crescita delle richieste di aiuto tramite chat è
triplicata passando da 829 a 3.347 messaggi. Tra i motivi che inducono a
contattare il numero verde raddoppiano le chiamate per la “richiesta
di aiuto da parte delle vittime di violenza” e le “segnalazioni per
casi di violenza” che insieme rappresentano il 45,8% delle chiamate
valide (in totale 10.577). Nel periodo considerato, rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente, esse sono cresciute del 107%. Crescono
anche le chiamate per avere informazioni sui Centri Anti Violenza
(+65,7%).

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