È stato il Giudice di pace di Roma ad aprire la questione, annullando un fermo amministrativo disposto dall’Agenzia delle entrate-Riscossione per conto del Comune di Roma.
La notifica della cartella esattoriale, avvenuta via pec, non era accompagnata da firma digitale e di conseguenza il documento non è da considerare valido.
Sono quasi 30mila tra multe e cartelle esattoriali inviate ai romani via pec e tutte risultano a rischio annullamento.
La maggior parte delle contravvenzioni continua a essere spedita in formato cartaceo, ma in un anno vengono spedite con la posta elettronica certificata sette-ottomila multe e quasi ventimila cartelle esattoriali.
Per garantire la genuinità e la provenienza dell’allegato è necessario che questo sia firmato con firma digitale e, quindi, che l’allegato sia invece in formato p7m, l’unico che garantisce infatti l’integrità e l’immodificabilità del documento informatico e l’identificabilità del suo autore grazie alla firma digitale.
L’avvocato Filippo Carusi, autore del ricorso accolto, spiega: “Questa sentenza del Giudice di pace, che segue le orme della Commissione tributaria e della Cassazione, è rivoluzionaria perché considera non correttamente notificate le cartelle esattoriali via pec che non siano state firmate digitalmente.
E la stragrande maggioranza delle cartelle e anche delle multe notificate da Roma Capitale non sono firmate digitalmente, e sono dei semplici file in pdf.
Questo porterà a un’ecatombe di tutte le cartelle e le multe che sono state notificate male: quindi raccomandiamo ai cittadini romani di verificare se i file che hanno ricevuto via pec come multe, da parte dell’amministrazione comunale, o come cartelle, da parte dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, siano firmate digitalmente. Perché, in caso negativo, possono essere annullate davanti al giudice competente. A mio parere si tratta di una sentenza copernicana”.