Un lavoratore si può opporre quando il datore di lavoro lo trasferisce e cambia le sue mansioni? Solo in alcuni casi: ecco quali.
Al momento di sottoscrivere il proprio contratto, un lavoratore prevede di ricoprire una determinata serie di mansioni e, in genere, comincia proprio con quelle. Può accadere, però, che nel corso del tempo il datore di lavoro richieda al lavoratore di ricoprire funzioni differenti oppure di cambiare sede di lavoro.
Nella maggior parte dei casi si tratta di richieste perfettamente legittime nei confronti del dipendente. Il datore di lavoro, infatti, ha il diritto di organizzare la propria attività produttiva e le proprie risorse umane nella maniera più efficace e conveniente possibile allo scopo di migliorare la produttività dell’azienda.
Ovviamente però esistono dei precisi parametri all’interno dei quali tali richieste devono essere effettuate per essere legittime, ma soprattutto accettabili da parte del lavoratore. Se, infatti, il lavoratore dovesse ritenere di essere stato trattato ingiustamente, demansionato e penalizzato senza un valido motivo, allora potrà addirittura arrivare ad un’azione legale per ottenere il reintegro nella sua precedente mansione lavorativa.
Per essere legittimo, un cambio di mansioni deve avvenire nell’ambito di mansioni equivalenti per responsabilità, prestigio, funzioni e compenso. In pratica, un capo officina assunto per gestire un determinato gruppo di lavoro, dopo un certo periodo di tempo potrebbe essere spostato a svolgere lo stesso identico lavoro, ma coordinando un’altra squadra di operai. In quel caso, si tratta di un cambio di lavoro legittimo.
Il datore di lavoro può anche cambiare l’orario di lavoro inizialmente concordato con il lavoratore, a patto però che dimostri la totale e oggettiva necessità di apportare un cambiamento simile, sempre tenendo presenti gli interessi dell’azienda. Ovviamente un cambio di mansioni può essere migliorativo, nel caso per esempio di uno scatto di carriera con conseguente aumento di stipendio.
Anche in questo caso, ovviamente, si parla di un cambio di mansioni perfettamente legittimo. Un datore di lavoro può anche chiedere a un dipendente di ricoprire mansioni più importanti di quelle che svolge di solito ma solo per un certo periodo, magari per sostituire un collega assente. Se la richiesta è accompagnata da un adeguato aumento di stipendio per il periodo in questione, si tratterà di una richiesta lecita e accettabile.
Le richieste di un cambio di mansioni o di uno spostamento di sede sono illegittime quando abbassano il livello delle mansioni e di stipendio del lavoratore, inoltre quando non sono sostenute da motivazioni oggettive e soprattutto comprovabili. Sono illegittime inoltre quando causano un grave danno al lavoratore, per esempio costringendo una donna incinta o una persona che cura un invalido a cambiare sede di lavoro. In quel caso il lavoratore deve continuare a recarsi sul posto di lavoro, presentare un ricorso in Tribunale contro l’azienda e ottenere una sentenza di condanna del datore.