L’unico ragazzo che era minorenne all’epoca dei fatti, accusato insieme ad altri giovani tutti maggiorenni dello stupro ai danni della 19enne palermitana, ritorna in carcere.
Nei giorni scorsi il gip di Palermo aveva revocato la misura e affidato l’indagato a una comunità di recupero. La Procura per i minorenni aveva proposto appello contro il provvedimento.
Nel frattempo però, sarebbero emersi ulteriori elementi dalle indagini, che aggraverebbero la posizione del giovane. La Procura per i minorenni ha chiesto una nuova misura restrittiva in carcere a un altro gip, che stavolta ha accettato la richiesta dell’accusa.
Stando alle indagini, l’indagato non avrebbe rispettato la regola di comunicare con l’esterno e in comunità avrebbe avuto l’opportunità e i mezzi per inviare messaggi non consentiti.
Cosa è emerso dal cellulare dell’ex minorenne
“La nuova misura cautelare scaturisce dalla richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni che, acquisendo il quadro indiziario raccolto dalle indagini dei carabinieri, riguardante l’analisi del contenuto del cellulare sequestrato all’indagato e i profili social, ha formulato la richiesta di aggravamento nei confronti dell’unica persona che al momento del fatto era minorenne”. Così, in una nota, i carabinieri del comando provinciale di Palermo.
Dal lavoro di un consulente informatico che ha recuperato una chat cancellata dal cellulare sequestrato al giovane, è anche emerso che l’indagato avrebbe commentato con un conoscente i fatti del 7 luglio, vantandosi della performance sessuale ai danni della giovane, che è stata violentata da 7 ragazzi in un cantiere abbandonato del foro italico a Palermo.
Avrebbe mentito al giudice
Al gip l’ex minorenne avrebbe detto di essersi pentito di averlo fatto, ottenendo in base al “principio di respicienza manifestato”, di andare in comunità. Ma dai nuovi elementi è emerso invece che non si era pentito e che ha mentito al giudice.