Secondo gli esperti l’influenza che sta colpendo centinaia di migliaia di romani, sarà destinata a durare ancora: “E’ probabile che la coda sia lunga”
L’influenza sta mettendo ko centinaia di migliaia di romani. E non solo. Tra il 25 e il 31 dicembre 2023 (settimana 52), “la percentuale dei campioni risultati positivi all’influenza sul totale dei campioni analizzati risulta pari al 37,5%, in ulteriore aumento rispetto alla settimana precedente (33,5%). Tra i virus influenzali, quelli di tipo A risultano largamente prevalenti (99%) rispetto ai virus di tipo B e appartengono per la maggior parte al sottotipo H1N1pdm09 – si legge nel report del Ministero della Salute – Tra i campioni risultati positivi, il 22% era positivo per Sars-CoV-2, l’11% per Virus respiratorio sinciziale (Rsv), il 37% per influenza A, mentre i rimanenti sono risultati positivi per altri virus respiratori”.
Colpiti adulti e bambini
I dati sono piuttosto eloquenti: ad essere colpiti sono stati adulti e bambini. Fabio Midulla, presidente della Simri (Società italiana malattie respiratorie infantili), responsabile del reparto di Pediatria d’urgenza del Policlinico Umberto I di Roma, conferma: “Siamo al centro del picco dell’epidemia di malattie respiratorie anche per i bambini, non solo per gli adulti. Abbiamo tantissimi casi di bronchiolite, abbiamo bambini che hanno episodi acuti di bronchite asmatica, polmoniti. Ma fondamentalmente è la bronchiolite la malattia più frequente e che intasa particolarmente i pronto soccorso. I tre virus che stanno circolando sono: il virus respiratorio sinciziale (Rsv) al primo posto, e poi a seguire influenza e coronavirus Sars-CoV-2 più o meno nella stessa misura”.
A Roma i Pronto soccorsi si sono riempiti: il mix tra l’influenza stagionale e il Covid ha portato a raggiungere il picco. “Resta molto alta l’incidenza delle sindromi influenzali. A mano a mano che ci addentriamo nella stagione e l’epidemia diventa matura, il numero di campioni positivi per influenza all’interno dei campioni analizzati nell’ambito della sorveglianza delle malattie respiratorie tende ad aumentare. Questo avviene sempre, non è un’anomalia. Così oggi la maggior parte dei casi sono di influenza. Poi vengono il Covid e il virus respiratorio sinciziale (Rsv)”, ha dichiarato Giovanni Rezza, ex direttore della Prevenzione del ministero della Salute. “Ed è chiaro che, nell’ambito di quelle sindromi influenzali che vengono viste dai medici di medicina generale e riportate, la parte del leone questa settimana l’ha fatta l’influenza, primo ‘imputato’ della situazione di pressione sugli ospedali in queste settimane. Ma a pesare è anche il fatto che adesso ci sono più virus che agiscono”.
Nel Lazio casi in aumento a causa dei tanti turisti
A Roma e nel Lazio i casi Covid sono aumentati in modo netto: “Che il Lazio registri l’incidenza più alta di casi Covid-19 in Italia non mi stupisce. Roma, in particolare, ha avuto durante le festività natalizie un boom di turisti, un enorme afflusso di persone che si sono ritrovate per le vacanze nella nostra città e hanno scelto musei, ristoranti, bar, locali e luoghi al chiuso per festeggiare. Tutto questo ha facilitato la circolazione del virus e quindi ha determinato un maggior numero di casi positivi – 128 per 100.000 abitanti – rispetto ad altre regioni. Ma va detto che in Sicilia, dove di nuovi casi ce ne sono 6 per 100.000 abitanti, le persone fanno meno tamponi o non ne fanno”, ha confermato Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), commenta il monitoraggio settimanale sul Covid in Italia.
Ma quanto durerà l’influenza stagionale? Il picco è stato raggiunto? Secondo l’esperto, “guardando i dati dell’incidenza delle sindromi influenzali che nell’ultima settimana è risultata sostanzialmente stabile, ai livelli alti della precedente, sembriamo essere vicini al picco“, ha confermati Giovanni Rezza. “In questa settimana sembriamo essere vicini al picco, ma è una curva” molto alta “con un’incidenza molto elevata che rende probabile una lunga coda – riflette l’esperto -. Considerando che ci sono stati giorni di festa”, con il ritorno alle attività lavorative e con il rientro di bimbi e ragazzi nelle scuole “potrebbe crescere un po’. Ma se non è arrivato il picco, ci siamo vicini”.I medici generali hanno confermato che, se nei giorni normali le chiamate e le visite si assestano intorno ai due milioni al giorno, oggi la cifra è raddoppiata.
Il pericolo legato alla riaperture delle scuole
“L’incidenza delle sindromi simil influenzali si mantiene alta, spinta dai diversi virus circolanti in questo periodo” sottolinea Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento Malattie infettive dell’Iss, commentando i bollettini della sorveglianza RespiVirNet. “L’analisi dei campioni positivi mostra che i virus influenzali sono ormai prevalenti, anche se rimane una quota rilevante di Sars-CoV-2 e di virus respiratorio sinciziale, che provoca bronchioliti soprattutto nei più piccoli. Sebbene sia impossibile prevedere esattamente quando si arriverà al picco dei casi, è ipotizzabile una circolazione sostenuta anche nelle prossime settimane, facilitata dalla riapertura delle scuole”.
A proposito delle scuole, Fabio Midulla, presidente della Simri (Società italiana malattie respiratorie infantili), responsabile del reparto di Pediatria d’urgenza del Policlinico Umberto I di Roma, consiglia: “Cosa direi ai genitori? Di evitare di mandare i bimbi a scuola se non sono perfettamente guariti, e di fare molta attenzione alla prevenzione primaria. In altre parole, di non dimenticare quello che abbiamo imparato da Covid e dai lockdown” vissuti nella fase acuta della pandemia”.
L’errore: troppi antibiotici somministrati
Secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, c’è stato un forte abuso di antibiotici. Il virologo lancia l’allarme: “Questa grossa epidemia di influenza in corso, così imponente, farà danni per chissà quanto tempo a livello di batteri resistenti agli antibiotici”, è il monito di Matteo Bassetti. “Si stanno utilizzando quantità enormi di antibiotici – segnala – Mi risulta che purtroppo sono prescritti dopo due giorni di febbre o vengono utilizzati in ‘autoprescrizione'”, senza cioè consultarsi con il proprio medico, “e per questo ritengo che vedremo i danni per i prossimi mesi o addirittura anni. In un Paese che è quello che sta peggio a livello europeo come resistenza agli antibiotici. Continuo a sostenere che gli italiani bisognerebbe educarli in maniera diversa. Oggi, infatti, sono ‘maleducati’ anche nell’uso dei farmaci e soprattutto nell’uso degli antibiotici”.