Riparte il processo per la morte di Serena Mollicone. La famiglia: “Vogliamo che riposi in pace”

Sta per ripartire il processo per la morte di Serena Mollicone, la diciannovenne di Arce, uccisa 22 anni fa: cinque gli imputati chiamati a processo

Pochi giorni fa Serena Mollicone avrebbe compiuto 41 anni. Ne aveva solo 19 quando, il primo giugno del 2001 scomparse nel nulla da Arce, in provincia di Frosinone e fu ritrovata cadavere due giorni dopo in un bosco, a Fonte Cupa, in località Anitrella, con la testa avvolta in un sacchetto di plastica e la bocca e il naso chiusi con un nastro adesivo. Sul suo omicidio è caduto il silenzio. Ma ora, il processo, che vede imputate cinque persone, ripartirà da zero. Dopo una sentenza di primo grado che ha portato all’assoluzione di tutti gli imputati.

Serena Mollicone, a 22 anni dalla morte, si riapre il processo – Roma.Cityrumors.it

Da 22 anni la famiglia cerca verità: che è stata calpestata, nascosta e messa in discussione. Due giorni fa, sui social network, la cugina Gaia le ha dedicato un lungo post. Chissà cosa avresti desiderato ricevere in questa giornata particolare e per tutti gli altri compleanni che non hai potuto festeggiare….e chissà cosa realmente avresti ricevuto…Sicuramente una casa accogliente, l’amore dei tuoi familiari, l’affetto dei tuoi animali. Avresti sicuramente ricevuto la curiosità di affacciarti ad un nuovo giorno, la determinazione e il coraggio di affrontare i periodi neri, lo spirito di sacrificio per fronteggiare la vita e tanta tanta gratitudine per ciò che la vita ti aveva donato. Purtroppo non ti hanno permesso di avere nulla di tutto questo….ma noi ti ricordiamo così, Serena! Ti ricordiamo grata alla vita nonostante i dolori subiti, ti ricordiamo coraggiosa, curiosa, forte, vivace, tanto tanto determinata e buona”.

Da ventidue anni la famiglia di Serena vuole regalarle giustizia. Perfarti riposare in pace”, sottolinea la cugina Gaia. “Questo è il regalo che tu hai fatto a noi, il regalo di mostrarti ogni giorno per la persona che eri, lasciando una scia indelebile nella nostra vita, una scia che nessun nuovo giorno potrà mai cancellare, anzi, il tuo ricordo non ci fa arrendere e ci porta a pensare che prima o poi il regalo più bello sarà farti riposare in pace, con la verità nel cuore e la giustizia nelle aule.Buon Compleanno Serè…questa è sempre per te!!!NOI NON TI DIMENTICHIAMO!!! 

Il processo per la morte di Serena Mollicone riparte. Al momento e dopo 22 anni di attesa, non esiste ancora una verità giudiziaria. In primo grado la Corte d’Assise di Cassino ha assolto tutti gli imputati:  il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Annamaria ed il figlio Marco, accusati di omicidio, il luogotenente Vincenzo Quatrale, a cui è contestato il concorso in omicidio e l’appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento. I cinque imputati torneranno davanti al Giudice, per il processo di appello. Le richieste della Parte Civile e della Procura, sono state infatti accolte dalla Corte, che ha stabilito la riapertura del dibattito processuale. 

Si riapre il processo per Serena Mollicone – Roma.Cityrumors.it – Ansa foto

Nuovi testimoni: 44 persone da sentire

Nel nuovo processo ci saranno nuovi testimoni da ascoltare: l’elenco delle persone che la Procura intende chiamare a testimoniare e sul quale il Presidente sarà chiamato a decidere, è di ben 44 persone. La tesi della Procura (che è stata però respinta in primo grado), è che Serena sia morta all’interno della casa della famiglia Mottola, nella Caserma dei Carabinieri di Arce. Per il Pm, Serena Mollicone sarebbe entrata in quella porzione di Caserma, adibita a residenza privata dalla famiglia del Comandante della stazione di Arce. Li ci sarebbe stato uno scontro con Marco Mottola, il figlio del Maresciallo: una colluttazione che avrebbe portato la ragazza a sbattere la testa contro la porta, trovata danneggiata a un’altezza di un metro e sessanta. Poi sarebbe stata tutta la famiglia ad aiutare il giovane a disfarsi del corpo. Ma, secondo quanto riportato dall’autopsia, Serena sarebbe morta solo successivamente e per  asfissia meccanica causata dal nastro adesivo e dal sacchetto di plastica messo sulla sua testa.

Il giallo del Brigadiere: un testimone che si tolse la vita nel 2008

A dichiarare che Serena era entrata in Caserma quel 1 giugno del 2001, fu il brigadiere Santino Tuzi, che si tolse la vita nel 2008. Tra i testimoni che l’accusa chiede di ascoltare ci sarebbe anche il luogotenente Gabriele Tersigni, ex comandante della stazione di Fontana Liri, con cui Tuzi si sarebbe confidato. Nel processo verranno ascoltati i consulenti di parte: la famiglia di Serena ha convocato  l’ingegner Remo Sala, il professor Ernesto D’Aloja e la professoressa Cristina Cattaneo. La difesa, il criminologo Carmelo Lavorino, che ha sempre sostenuto l’incompatibilità tra la ferita alla testa riscontrata sul cadavere e il danno alla porta all’interno dell’appartamento della famiglia Mottola nella caserma di Arce. Ora tutto ripartirà da zero.

 

 

 

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