Per quale motivo l’anello stradale che circonda la capitale ha questo nome? E quale assurda storia si nasconde dietro questa scelta?
Ogni giorno quasi duecentomila persone lo attraversano: una cifra che supera i sessanta milioni in un anno. E’ la strada più trafficata, sfruttata e maledetta dai romani: per il traffico che spesso costringe gli automobilisti a lunghe file e per il numero altissimo di incidenti che si manifestano con regolarità. Il Grande raccordo anulare è una delle arterie più utilizzate da chi abita nella capitale. Collega l’intera città, permette agli automobilisti di sfruttare i vantaggi di una vera e propria autostrada, senza pagare nessun casello. Allo stesso tempo è fonte di stress e di ansia, quando si iniziano a formare le code. “Sul Raccordo sai quando entri e non sai quando esci”, recita un vecchio detto, particolarmente in voga tra i romani. Molti conoscono alla perfezione ogni uscita e ogni piccolo segreto di questa strada, ma sono in pochi a sapere il motivo per il quale si chiama così.
“Vieni con me, amore, sul Grande Raccordo Anulare…Che circonda la capitale”, scherzava Guzzanti in una eccezionale imitazione di Antonello Venditti. Il comico romano scherzava sulle disavventure che gli automobilisti vivevano ogni giorno sull’anello cittadino: “Dar Verano c’è la rampa de’ ‘a Tangenziale. Devi stà attento, buttatte ‘n tempo a destra.
Te poi ritrovà sulla Roma-L’Aquila, occhio ar cartello”. Il Grande Raccordo Anulare è da sempre al centro delle discussioni e dei dibattiti. Per molti rappresenta una sorta di cartina di tornasole per provare a capire cosa accadrà nel corso della giornata sulle principali arterie stradali. Quando il Gra è infatti bloccato, il resto delle strade palesa dei problemi alla circolazione.Come nasce il nome Grande Raccordo Anulare? La storia
L’anello stradale è lungo 68 chilometri e mette in comunicazione tutta la città. E’ stato al centro di un documentario (che nel 2013 portò l’ideatore, Gianfranco Rosi a vincere un Leone D’Oro al Festival del cinema di Venezia) e compare in numerose scene di film e telefilm. Ma cosa si nasconde dietro il suo nome? Molti, erroneamente, credono che l’acronimo GRA derivi dal nome originale: Grande Raccordo Anulare. In realtà il principio è esattamente l’opposto. Il primo nome dato all’anello stradale è stato proprio Gra: trasformandolo poi in una sigla. Gra è infatti il nome dell’ingegnere che per primo ha progettato e realizzato l’arteria che collega la città nei primi cinquanta anni.
Eugenio Gra è il papà del Grande Raccordo Anulare. Era il direttore Generale dell’Anas quando si mise a tavolino e studiò il modo di collegare l’intera città, attraverso i sessantotto chilometri che circondano la capitale. Nacque nel 1886 ed è morto nel 1973 a ottantasette anni. E’ stato Capo di Gabinetto del ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Romita, prima di entrare nell’Anas. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’ingegnere Gra fu incaricato di pianificare e avviare i lavori per la realizzazione di questa imponente arteria stradale anulare, che avrebbe dovuto alleggerire in modo significativo il traffico all’interno della città di Roma. Grazie al suo impegno e alla sua visione strategica, il GRA è diventato col tempo un’infrastruttura fondamentale per la circolazione veicolare dell’area metropolitana romana.
Il Grande Raccordo Anulare e la caratteristica unica
Il Raccordo Anulare ha una caratteristica: è l’unica autostrada a portare il nome del suo ideatore. Questa scelta, che all’epoca venne definita azzardata e per certi versi assurda, rappresenta un omaggio particolare, simile a quanto avveniva nell’Antica Roma, dove le principali strade prendevano spesso il nome del console che ne aveva promosso la costruzione. Si tratta di un nome ufficioso, visto che la legge vieta di dare alle strade nomi di persone ancora vive oppure che siano decedute da meno di dieci anni. Per mantenere un legame indissolubile tra la strada e il suo ideatore, si è dunque studiato appositamente l’acronimo “Grande Raccordo Anulare”, che richiama esplicitamente il nome dell’ingegnere Gra. Questa soluzione ha permesso di rendere omaggio all’operato di colui che ha reso possibile la realizzazione di un’opera tanto imponente e fondamentale per la viabilità della Capitale.