“Ma se è un obbligo, può piacermi?” Surreale botta e risposta alla riapertura delle scuole

Botta e risposta tra un padre e una figlia, alla vigilia della riapertura delle scuole: “Ma se è un obbligo, perchè dovrebbe piacermi?”

Marta ha nove anni ed è sempre andata molto bene a scuola. Mai un voto basso, mai  un insufficienza e mai nessun appunto dal punto di vista comportamentale. Nonostante mille problemi di carattere generale che evidenziano alla perfezione il delicato periodo che la scuola dell’obbligo sta vivendo (professori alternati alla stessa velocità con la quale si cambiano le scarpe, strutture poco moderne, cambio di sede a causa dei continui lavori di rifacimento, ecc..), Marta ha completato senza indugi le prime tre classi elementari e si trova di fronte all’inizio della quarta.

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Dalle 8.15 di oggi è suonata la campanella d’ingresso per centinaia di migliaia di ragazzi – Roma.Cityrumors.it

Ma se il giorno prima dell’inizio delle scuole, il papà e la mamma si aspettano di vedere la gioia e il sorriso stampato sul volto della piccola Marta, c’è una semplice frase, rivolta poco prima di andare a letto, che chiarisce alla perfezione il suo stato d’animo: “Papà, per caso in frigo hai qualche cibo scaduto?”. Quando le chiedo il perchè, immaginando che volesse realizzare uno dei suoi esperimenti scientifici, la risposta mi spiazza: “Semplice, così mi viene la diarrea e domani mattina posso stare a casa”.

Colpito e affondato. Con la mamma, proviamo a spiegare che la scuola è un momento bellissimo, che quando crescerà, ricorderà alla perfezione i momenti passati con i propri compagni e che deve cercare di godersi questi anni spensierati, ma un’altra domanda arriva puntuale, a far cadere tutto il castello che proviamo a costruire: “Ma perchè si chiama scuola dell’obbligo?”. “Perchè siamo obbligati per legge a frequentarla: almeno le elementari e le medie”, rispondo senza indugio. “E allora se è un obbligo, come faccio ad essere contenta di andarci. Quando qualcuno ti obbliga a fare qualcosa, a te piace?”. Vorrei tanto dirle che andando avanti, le cose peggioreranno, e che per motivi lavorativi sarà di fronte a numerosi obblighi lavorativi, molto più pesanti, ma preferisco non andare oltre: se ne accorgerà con i suoi occhi…

Il problema della scuola: il caos professori

Provo a ricordare le mie sensazioni alla sua età e il primo pensiero che mi viene in mente è che l’aspetto più bello della scuola era senza dubbio l’emozione di passare del tempo con i miei compagni. Con alcuni di loro sono ancora in contatto oggi, uno è stato il mio testimone di nozze. Provo a chiederle: “Ma non sei contenta di rivedere tutte le tue compagne, le tue maestre?”. E li esce fuori il problema: perchè se è vero che l’abbraccio con le compagne di scuola è stato sin da subito bello ed emozionante, tra amichette che non vedevano l’ora di passare un pò di tempo insieme, l’aspetto più complicato è capire chi dovrà insegnarle qualcosa.

Il ritorno a scuola per migliaia di alunni a Roma e nel Lazio – Roma.Cityrumors.it

Nei primi tre anni di scuola elementare, Marta e si suoi compagni sono stati testimoni oculari delle difficoltà che accompagnano le scuole nazionali. Hanno cambiato tre maestre di inglese, tre di matematica (lo scorso anno la titolare della cattedra era stata scelta solo a novembre) e due di italiano. “Quali saranno le maestre quest’anno? Torna la maestra Alessandra?”, mi chiede ieri. Purtroppo non so rispondere. E nel mio silenzio c’è tutto l’imbarazzo di un genitore che deve provare a spiegare alla propria figlia che quest’anno le cose andranno bene (pur non avendone la certezza).

“Ma insomma, sei almeno un pò contenta di tornare a scuola?”, provo a cambiare discorso. “Assolutamente no”, e si gira con un sorrisetto beffardo dall’altra parte. So che bluffa (almeno spero), ma mi rendo anche conto che non è facile dimenticare tre mesi di vacanze. “Dai che i primi giorni farete poco, sarà più che altro un divertimento”, ribadisco, prima dell’assalto finale: “Papà, facciamo così, io prometto che mi faccio piacere la scuola, ma possiamo provare almeno ad entrare più tardi e non alle 8.15? Così almeno dormo un pò di più”. Ammetto, ho detto una bugia: “Ci proviamo dai….”.

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