La Cassazione puntualizza la necessità della presenza di un dato sui contratti di lavoro: in caso contrario scattano conseguenze importanti.
I contratti di lavoro si suddividono in divere tipologie. Iniziamo dal contratto di lavoro subordinato caratterizzato da una subordinazione del dipendente che presta il proprio lavoro in cambio di una retribuzione. All’interno di questa categoria riconosciamo delle sotto-tipologie ossia il lavoro dipendente a tempo indeterminato, a tempo determinato, a tempo parziale, l’apprendistato, il contratto di lavoro intermittente e di somministrazione.
Poi c’è il lavoro parasubordinato per forma di collaborazione svolte con continuità e comprende i contratti a progetto e le collaborazioni coordinate e continuative. Altri tipi di contratto interessano i lavoratori autonomi con o senza Partita IVA. Esistono poi le prestazioni occasionali, l’associazione in partecipazione, il contratto di arruolamento, il tirocinio formativo e lo stage.
Oggi però ci concentreremo sul contratto di lavoro part-time e sulle indicazioni fornite dalla Cassazione al datore di lavoro. Il datore di lavoro, infatti, ha un importante obbligo da ottemperare per non rendere il contratto di lavoro incompleto e dunque a rischio. Scopriamo quali sono le indicazioni della Cassazione.
Contratto di lavoro part-time: il dettaglio che cambia tutto
La Cassazione ha evidenziato come il contratto di lavoro part-time debba indicare con chiarezza l’orario che il dipendente dovrà svolgere. Basta con indicazioni approssimative e variabili dell’orario di lavoro. Il dipendente dovrà sapere esattamente da che ora a che ora svolgerà la sua occupazione perché ha diritto a organizzare la parte residua della giornata, il tempo libero o altre attività lavorative, ma anche perché deve poter percepire una retribuzione complessiva (somma di più part-time) sufficiente per una qualità della vita dignitosa.
La Cassazione ha dovuto sottolineare tale necessità dopo aver appurato come tanti datori di lavoro “dimenticavano” di rispettare la norma non inserendo nel contratto l’indicazione dei turni. Pur potendo sostituire la puntuale indicazione dell’orario nel contratto individuale con un rinvio dell’indicazione ad atti esterni al contratto stesso – come la periodica assegnazione dei turni – la Cassazione ha voluto chiarire come nel contratto sia indispensabile dare una precisa indicazione dei turni.
Non è tutto. Il dipendente che ha subito o subirà una modifica dell’orario può chiedere una somma aggiuntiva alla retribuzione ordinaria come risarcimento danni. In diversi casi tale risarcimento è stato fissato dal Tribunale di Milano e dalla Corte d’Appello di Milano al 5% della retribuzione lorda, in altri al 10 o 12%. Si tratta di una svolta importantissima per i contratti part time.