Alcune categorie di lavoratori saranno costrette a restituire parte dello stipendio percepito: ecco perché e chi è soggetto al durissimo colpo.
Qualche settimana fa è stato annunciato che i dipendenti pubblici avrebbero ricevuto un aumento speciale nello stipendio di dicembre, un conguaglio anticipato in un’unica soluzione degli aumenti previsti dai nuovi contratti. Nelle categorie di percettori ci sono anche tutte le forze dell’ordine: polizia, carabinieri, vigili del fuoco e personale nell’esercito. Il pagamento verrà contabilizzato nel mese di novembre, per non cumularsi con la tredicesima, e i beneficiari potranno utilizzare la cifra già a dicembre.
Il pagamento in questione fa parte della nuova manovra del Governo per aggiornare i contratti dei dipendenti pubblici, manovra per la quale sono stati stanziati ben 7,3 miliardi di euro. Nei contratti è stato modificato l’importo dell’indennità di vacanza, che a partire dal 2024 subirà un aumento di 6/7 volte in più rispetto al valore attuale dell’indennità. Questo nuovo aumento sarà disponibile, in via del tutto eccezionale, in modo anticipato già a dicembre e per la manovra sono stati già utilizzati 2 miliardi del fondo complessivo a disposizione.
Stangata per 150.000 lavoratori: dovranno restituire l’aumento di stipendio
A seconda della mansione svolta nel settore pubblico, i dipendenti si ritroveranno un bonus unico che va dai 600 ai 2.000 euro. Peccato che non è tutto oro quel che luccica e che per alcuni lavoratori questo bonus potrebbe diventare un vero e proprio disagio. Ci sono infatti dei dipendenti che saranno costretti a restituire il bonus nella sua interezza, ovvero coloro che il prossimo anno andranno in pensione. Si tratta di circa 150.000 lavoratori solo nel settore delle forze armate, ovvero polizia, carabinieri, vigili del fuoco e dipendenti dell’esercito italiano.
Questi lavoratori che andranno in pensione nel corso del 2024 saranno costretti a restituire l’intera cifra extra ricevuta a dicembre, nello specifico dal momento in cui andranno ufficialmente in pensione. Possiamo solo immaginare il disagio che ciò potrebbe creare: facciamo un esempio con un poliziotto che andrà in pensione a novembre 2024. Questo sarà costretto a restituire il prossimo anno la cifra del bonus ottenuto nel 2023 e ciò potrebbe non essere semplicissimo dato il lungo arco di tempo che intercorre tra l’erogazione del bonus e la sua dovuta restituzione.
È indubbio che saranno migliaia i lavoratori che avranno serie difficoltà nella gestione delle proprie finanze e soprattutto nella pianificazione dell’uso di quest’ultime. Chi dovrà andare in pensione nel 2024 praticamente riceverà il bonus ma sarà costretto a non poterne usufruire. Una bruttissima mazzata, data la crisi economica attuale.