Sappiamo la disillusione che hanno sulla pensione coloro i quali iniziano a lavorare oggi. Ma, nei fatti, che ne sarà della loro pensione?
Se doveste parlare con una persona che oggi ha tra i 35 e i 40 anni e doveste chiederle della sua pensione, probabilmente si farebbe una risata. Nella vulgata collettiva, ormai, è consolidata la convinzione che per quelle che possono essere considerate le nuove generazioni e le generazioni “di mezzo”, la pensione possa essere un miraggio. Ma è davvero così?
Il percorso verso la pensione è regolato da leggi e norme che stabiliscono requisiti minimi contributivi e anagrafici. Attualmente, per andare in pensione, è necessario aver accumulato almeno 20 anni di contributi e aver compiuto 67 anni di età. Tuttavia, se non si raggiungono questi requisiti, è possibile andare in pensione a 71 anni con almeno 5 anni di contributi IVS.
Forse è questa una delle sconfitte più cocenti del sistema italiano, il fatto che non si pensi che il presente sia povero di possibilità. Ma che non si guardi al futuro con ottimismo. Oggi, l’INPS, attraverso un proprio simulatore, ci dice qualcosa su quella che sarà la pensione (in termini di età, soprattutto) per chi inizia a lavorare oggi: ecco il quadro che fuoriesce.
Per chi inizia oggi a lavorare, le prospettive pensionistiche sono destinate a cambiare. La soglia dei 67 anni non è fissa, ma è legata alla speranza di vita. Con l’aumento di quest’ultima, anche l’età pensionabile sale. Fino al 2026, l’età pensionabile rimarrà a 67 anni, ma dal 1 gennaio 2027, si prevede che salirà a 67 anni e 2 mesi.
Per un giovane che inizia oggi a lavorare, la prospettiva di andare in pensione a 67 anni è lontana dalla realtà. La speranza di vita continuerà probabilmente a crescere, spostando ulteriormente in avanti l’età pensionabile. I 20 anni di contributi minimi rimangono un requisito, ma non bastano da soli a determinare l’età della pensione.
Considerando l’incremento della speranza di vita, è plausibile che tra 40 anni l’età pensionabile supererà i 70 anni. Con le regole attuali, un giovane potrebbe non vedere mai arrivare la pensione che rischia di diventare un privilegio per chi vivrà molto a lungo. L’adeguamento alla speranza di vita, introdotto con la riforma Fornero, si basa su dati statistici calcolati dall’Istat ogni due anni.
Dal primo adeguamento nel 2013, che ha aggiunto 3 mesi, fino al terzo adeguamento nel 2019, che ha aggiunto 5 mesi, l’età pensionabile è passata da 66 a 67 anni. Questo meccanismo si è interrotto a causa della pandemia, ma riprenderà nel 2027. Secondo le simulazioni del simulatore INPS, ipotizzando un aumento medio di 1 mese ogni anno, un giovane che inizia oggi a lavorare potrebbe andare in pensione all’età di 74 anni con almeno 20 anni di contributi. Questa prospettiva appare oggi distante e difficilmente concepibile.