L’immunologo sta per sottoporsi al terzo intervento agli occhi dopo l’aggressione subita: “Vorrei incontrare il poliziotto che mi ha salvato la vita”
Dopo l’aggressione subita nel suo studio medico, il dottor Francesco Le Foche, immunologo conosciuto al grande pubblico per i suoi interventi durante la pandemia, si è già sottoposto a due interventi agli occhi. E a breve dovrà tornare nuovamente sotto i ferri. Il professore sta lottando con tutte le sue forze per tornare a vedere come prima. La violenta aggressione lo ha segnato nel corpo e nello spirito.
Ad accanirsi su di lui è stato un pregiudicato di 36 anni, Renato Mauro Morandi, che lo ha selvaggiamente picchiato dopo il rifiuto del medico ad operare il suo cane. “Io gli ho risposto che non ero un veterinario – ha detto il dottore in un’intervista al Messaggero – ma lui insisteva: Ha salvato me e deve salvare anche il cane, lo so che può fare tutto”. Il dottor Le Foche è stato colpito con violenza. Le sue urla hanno attirato l’attenzione di un poliziotto, fuori servizio, che è prontamente intervenuto. “Vorrei incontrarlo di persona per ringraziarlo e abbracciarlo”, ha continuato il dottore, che poi conferma di non nutrire risentimenti verso il suo aggressore.
Parlando di Morandi, il dottor Le Foche dichiara: “Non provo rancore, mi dispiace per come sta, per un soggetto che ha un’evoluzione umana così stravolgente, che non lo fa vivere”. Ieri, intervistato da Mara Venier durante Domenica In, aveva ribadito: “Non ho risentimenti verso questa persona. Precedentemente avevo visto la mamma, una persona che cercava di calmarlo e di tutelarlo”, ha detto Le Foche. “Purtroppo, aveva delle problematiche psichiatriche. Ringrazio la persona che è intervenuta perché probabilmente ha evitato il peggio, lo voglio ringraziare davanti a tutti perché credo mi abbia salvato la vita”.
Chi è l’aggressore del professor Le Foche
L’aggressore è un ex pugile, che ha lavorato per anni come buttafuori in numerosi locali della capitale. Era stato in passato curato dall’immunologo per un problema alla schiena e pretendeva che il professor Le Foche risolvesse anche la malattia del suo cane. Di fronte al rifiuto del medico ha perso la testa ed ha iniziato a colpirlo con brutale violenza. Inizialmente si temeva che il professor Le Foche potesse addirittura perdere la vista, ma il pronto intervento del poliziotto (arrivato per fermare l’aggressore) e gli interventi ai quali si è sottoposto, hanno evitato il peggio. Morandi era finito inizialmente agli arresti domiciliari, ma sabato mattina, per sottrarsi all’udienza di convalida dell’arresto, si è barricato nella casa che condivide con la madre 78enne a Rocca Priora. Dopo una lunga “trattativa” con gli agenti, si è deciso ad aprire la porta di casa ed è stato così trasferito nel carcere di Regina Coeli. Un ennesima conferma dell’instabilità del soggetto.
Il messaggio per i medici: “Vanno tutelati. Rischiamo in prima persona”
“Non c’è logica,– ha continuato Le Foche – stiamo parlando di una condizione psichica. L’avrò visto due o tre volte, mesi fa, è stato sempre sui generis ma molto gentile, sia lui che la madre. Aveva avuto dei problemi con un collega in un altro ospedale romano, non voleva più curarsi lì. Portava un busto perché affetto da spondilodiscite (un’infezione alla colonna vertebrale) per cui l’ho trattato, è andata bene”. Nessun rancore verso il suo aggressore. “Io sono un medico e devo perdonare tutti, mi impegno al massimo per curare le persone e i miei pazienti lo sanno bene”. Il professore non vede l’ora di recuperare e di tornare al lavoro: “La cosa più importante è la cultura medica – ha concluso Le Foche – dobbiamo fare in modo che ci sia una sensibilizzazione rivolta a tutta la popolazione per far capire che i medici svolgono un ruolo fondamentale per il bene e la salute delle persone”. L’ultimo messaggio, lanciato ieri durante la puntata di Domenica In, è rivolto alla sicurezza dei medici, spesso violata: “E’ necessario tutelare i medici, soprattutto quelli in prima linea come quelli che stanno al pronto soccorso e i medici di famiglia”.