Nel giorno in cui si celebra la giornata mondiale del caffè, abbiamo ascoltati baristi e consumatori abituali: “La verità sulle differenze tra vetro e ceramica e le abitudini dei romani”
Secondo un recente sondaggio sono circa 3,1 miliardi le tazzine di caffè che si bevono in tutto il mondo ogni giorno. Il dato è stato diffuso, in occasione della Giornata Internazionale del Caffè del primo ottobre, dal Consorzio Promozione Caffè. Con il giorno di festa il Consorzio sottolinea che l’Italia è il secondo esportatore al mondo di caffè torrefatto (2,25 miliardi di euro nel 2023 in crescita del 6,8%). In Italia – ricorda il Consorzio- è possibile gustare il caffè in infinite preparazioni: dalla moka all’espresso napoletano, passando per il “nero” triestino e per quello valdostano, “perfetto – sottolineano – da bere in compagnia grazie alla tipica “grolla”.
E a Roma, quali e quanti caffè vengono consumati? La capitale è una delle città dove il consumo del caffè è più alto: al bar, con la vecchia e cara moka, attraverso cialde e capsule, i romani amano la classica bevanda nera. “Il caffè è il simbolo che meglio racconta il senso dell’italianità, la nostra capacità di aprirci al mondo e di interpretarlo, senza dimenticare la nostra essenza e la nostra tradizione”, commenta Michele Monzini, presidente di Consorzio Promozione Caffè. “In occasione della Giornata Internazionale del Caffè non possiamo che celebrare la vocazione globale di questa bevanda, la sua capacità di adattarsi ai gusti più diversi, che interpretano le tradizioni dei luoghi, e agli abbinamenti più particolari, restando sempre protagonista di un momento di convivialità e condivisione. Il caffè è forse la bevanda che meglio interpreta nel mondo le nostre diversità, valorizzandole e unendole in un rito che ci fa sentire più vicini”.
Quanti caffè vengono presi al giorno a Roma
Nella capitale il consumo di caffè è molto alto. “Io ne prendo in media dai tre ai quattro al giorno. Uno al mattino appena sveglio, uno a metà mattinata e uno dopo pranzo. Mi sono imposto una regola – ci dice Mauro – dopo quello che prendo post pranzo non ne consumo più”. Ma non tutti la pensano allo stesso modo: “Io se non lo prendo la sera non riesco a dormire – conferma Marco – mi fa esattamente l’effetto contrario. Conosco tante persone che non lo prendono prima di andare a dormire, ma a me non da problemi”.
Da un eccesso ad un altro: “Io ne prendo dieci e non ho mai avuto problemi – ci conferma Francesco – mi sveglio la mattina presto e approfitto di ogni momento per poterne prendere uno. Non mi ha mai dato problemi. Il caffè è uno dei momenti più belli. E’ convivialità, relax, stare insieme ad amici: se togliamo anche questo piacere”. Stefano è all’opposto: “Ho cinquanta anni e non ne ho mai preso uno. Vivo tranquillamente senza caffeina”.
La regola delle cinque emme
Ma qual è il segreto di un buon caffè? “Io ho provato diverse qualità di caffè e posso dire di aver trovato una grande differenza – spiega Armando – e la principale è legata alla qualità: l’arabica è quella che preferisco”. Stefano lavora in un bar e ci spiega: “Vale la regola delle cinque emme: la mano, la macinatura, la miscela, il macinino e la manutenzione. Il rispetto di queste regole porta alla perfezione”. Stesso pensiero di un altro esperto: “Il caffè dipende da tanti fattori: dalla grammatura alla tipologia di infusione, alla temperatura, all’umidità e soprattutto alla manutenzione delle macchine”, dice Marco, che produce macchine da caffè.
La grande differenza è dettata proprio dal modo in cui si realizza il caffè dentro casa: macchina a capsule (o cialde) o moka? “A casa solo la moka. E’ un altro mondo: il profumo che si sprigiona dentro casa è spettacolare”, conferma Marco. “Io ho dovuto cambiare idea – ribatte Paolo – e lo dico con rammarico. Purtroppo viviamo in un mondo in cui andiamo tutti di fretta e spesso non abbiamo tempo nemmeno di aspettare l’uscita del caffè dalla moka. Per necessità e velocità, mi sono trovato a preferire le capsule. Si fa prima e si sporca meno”.
La tazzina con la sinistra
Nella capitale l’usanza di prendere il caffè al bar è diffusissima: “E’ un modo per prendersi una pausa e passare del tempo in compagnia. E per me è stata una condanna: prendevo anche venti caffè al giorno, proprio a causa dei tanti momenti in cui, con la mia attività, arrivavano persone che mi chiedevano di prendere un caffè insieme”, ci dice Max, che poi ci svela una curiosità. “Un mio collega di lavoro, pur essendo destrorso, lo prende sempre con la sinistra. E’ una questione di igiene. Così mette la bocca dove meno gente la appoggia, essendoci pochi mancini. Lo fa da sempre. Io provo a convincerlo che nei bar le tazzine vengono pulite e disinfettate, ma lui non mi riesce a sentire”.
I segreti svelati da un barista
Caffè in tazza o al vetro? Cosa preferiscono i romani? A rispondere è Alessandro, che gestisce un bar da oltre venti anni: “Esistono gli irriducibili, quelli che si rifiutano di prenderlo in tazza o al vetro a seconda dei loro gusti, ma a molti non fa differenza”. Ma esiste davvero una differenza? “Una volta c’era la convinzione, diffusa, che il vetro si pulisse meglio rispetto alla ceramica, ma posso assicurarvi che si tratta di semplice convinzioni. La verità? La tazzina mantiene di più il calore rispetto al vetro. D’estate può essere meno preferibile bere un caffè in una tazzina bollente. Ma d’inverno la situazione cambia. E’ tutta questione di gusti personali. Ma non esiste una regola fissa”. Le richieste più strane? “Oggi, rispetto a qualche anno fa, facciamo molti più caffè con latte di soia o vegetale. Tra vegani e intolleranti al lattosio, la situazione è diversa. La cosa che sopporto di meno? Quando in un gruppo di cinque persone, ci chiedono cinque cose diverse: caffè lunghi, corti, americani, nella stessa comanda. C’è da impazzire. Comunque la richiesta più strana che ho ricevuto è un caffè corto in tazza grande. C’è un cliente che me lo chiede sempre, ma non ho mai capito il perchè. Non ho il coraggio di chiederglielo”.