Il sindacato di Polizia Penitenziaria lancia l’allarme per i tanti, troppi, casi di violenza che si sono registrati nella struttura laziale: “Una situazione allarmante”
Violenze e risse continue nel carcere di Rieti. Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria Sappe, ha lanciato un nuovo allarme, per l’escalation di episodi che si sono vissuti nella struttura laziale nel corso degli ultimi giorni. Violenze che, nel corso degli ultimi mesi si sono moltiplicate in modo esponenziale. “In poche ore è successo di tutto e di più”, ha denunciato il segretario del Sindacato della polizia penitenziaria Maurizio Somma.
Episodi che si sono ripetuti nel giro di pochi minuti: “Prima c’è stato un detenuto salito e poi convinto a scendere dal tetto del carcere, poi a distanza di poche ore un altro detenuto ha prima allagato la cella, poi ha tentato di incendiarla ed infine ha tentato l’impiccamento, tagliandosi poi il corpo con una lametta rudimentale. Alla sera, poi, all’atto di chiudere le celle, un altro ristretto ha dato vita a proteste perché pretendeva che rimanessero aperte”.
La situazione continua ad essere molto delicata e per i responsabili delle forze dell’ordine che lavorano all’intero delle mura carcerarie, i problemi sono sempre più complicati da risolvere: “C’è stato un altro caso – continua il segretario Maurizio Somma – un terzo detenuto ha sfasciato la cella mentre un altro, che anch’egli ha devastato la sua cella, si è lesionato il corpo. Basta, lavorare così è una follia”, evidenzia Somma, che denuncia: “il Sappe sollecita l’intervento del Ministero della Giustizia e degli organi nazionali e regionali dell’Amministrazione Penitenziaria, invitandoli anche ad avvicendare il Direttore ed il Comandante di Reparto del carcere, che evidentemente non hanno adeguati stimoli professionali, considerati la fallimentare organizzazione del lavoro e della sicurezza interna. Qui ci vuole il personale del GOM per ripristinare legalità e sicurezza in carcere. E se non vediamo fatti concreti, siamo pronti ad organizzare manifestazioni di protesta a Roma, sotto il Provveditorato regionale penitenziario”.
“Le carceri sono ormai un colabrodo”
Parole alle quali hanno fatto seguito quelle di Donato Capece, leader del Sindacato dei Baschi Azzurri: “Le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di chi ha allargato a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”.
Situazioni che però, almeno al momento non sono state affrontate e risolte. Portando la situazione al semi collasso. “Servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. Per questo confidiamo nel Governo di Giorgia Meloni con Carlo Nordio Ministro della Giustizia e nel pacchetto sicurezza appena approvato in Consiglio dei ministri”, conclude Capece.
Rieti, i precedenti
Numerosi i precedenti riscontrati nel carcere laziale. A maggio un detenuto straniero, posto in regime di isolamento, pretendeva di poter usufruire dell’ora d’aria. Alle spiegazioni di un agente, il detenuto ha risposto con un colpo assestato in pieno viso, che fortunatamente, non ha recato danni al poliziotto. L’otto agosto altri due episodi: un uomo ha dato fuoco ai materassi presenti nella sua cella, e dopo l’intervento dei poliziotti, ha risposto provando a malmenarli. Poi, pochi minuti dopo un altro detenuto, al quale a seguito di altra perquisizione ordinaria sono state rinvenute nella propria cella diverse pasticche di psicofarmaci, con la scusante di stare male si è recato presso la locale infermeria ed ha minacciato le due infermiere di turno con una lametta occultato tra le mani, pretendendo da queste ultime la somministrazione di terapia. Nel marzo del 2020 nel carcere di Rieti è esplosa una violenta rivolta, così come avvenuto in decine di altri istituti italiani. Ci furono tre morti tra i detenuti e numerosi feriti tra i responsabili della sicurezza all’interno delle mura carcerarie.